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Le bevande tradizionali degli Emirati Arabi Uniti

Un viaggio tra cultura e tradizione attraverso le bevande locali

La scorsa settimana il viaggio alla scoperta dei prodotti tipici e delle bevande tradizionali di tutto il mondo si trovava in Centro America, per la precisione a El Salvador, il Paese più piccolo di quest’area geografica: qui una delle bevande più apprezzate, come visto, è l’‘Atol de Elote’ a base di mais che si consuma durante i pasti insieme a fagioli e salse piccanti.

Una delle coltivazioni salvadoregne più importanti è invece rappresentata dalle piantagioni di caffè: particolarmente rinomate le qualità Bourbon e Pacamara. Questa bevanda riveste un ruolo centrale anche nella cultura del Paese dove approda oggi il tour, ovvero gli Emirati Arabi Uniti.

Il caffè arabo: un simbolo di ospitalità

Il rito del caffè negli Emirati

Le tradizioni legate al caffè costituiscono una parte centrale del patrimonio culturale di questa regione. Simbolico atto di generosità, offrire un caffè agli ospiti è parte imprescindibile dell’ospitalità araba: preparare e servire il ‘gahwa’ (come viene chiamato nel dialetto emiratino) è un gesto ricco di rituali.

In passato i beduini si dedicavano alla torrefazione dei chicchi che venivano miscelati con cardamomo, zafferano e, generalmente, lo servivano in tazzine senza manico, sopra un camino scavato nel terreno. Nel corso del tempo questo è stato sostituito dal ‘kuwar’, ovvero una buca d’argilla con un fornello realizzato con ciottoli e piatti in pietra.

Il processo di preparazione

In tutte le case e le tende situate negli Emirati si trova il ‘kuwar majlis’, ovvero lo spazio tradizionalmente addobbato con numerosi tappeti persiani nel quale vengono accolti gli ospiti, attrezzato con un recipiente contenente legna da ardere ed affiancato da una postazione per la persona addetta alla preparazione.

La trasformazione dei chicchi in caffè si compone di diversi passaggi: la suddivisione, il lavaggio, l’essiccazione e la tostatura fino a che non diventano di colore rosso o marrone. Successivamente questi vengono macinati e torrefatti con grande cura per ottenere un caffè dall’aroma avvolgente.

Il rituale della degustazione

L’etichetta che guida il rito della degustazione della bevanda è elaborata sia per la persona che lo serve (solitamente il padrone di casa) che per l’ospite. Il primo deve tenere in mano la ‘dallah’ (moka) con la mano sinistra con il pollice rivolto verso l’alto, mentre la tazzina deve essere sorretta con la mano destra.

L’ospite deve utilizzare la mano destra per prendere e restituire la tazzina a chi lo ha servito: il più anziano fra i presenti deve essere servito per primo, mentre la tazza deve essere piena soltanto per un quarto, per poi essere riempita nuovamente. Generalmente se ne beve almeno una tazza, ma mai più di tre. Il caffè arabo viene preparato e gustato da uomini e donne di ogni estrazione sociale, specialmente in casa.

Le bevande senza alcol degli Emirati

Il tè Karak Chai

Pur rimanendo il caffè il re indiscusso delle bevande nel mondo arabo, anche il tè ha raggiunto una grande popolarità, specie quello conosciuto come ‘karak chai’. Il nome deriva dalla parola ‘kadak’ che in lingua hindi significa ‘forte’ e costituisce una delle eredità delle antiche relazioni commerciali degli Emirati con l’India. La bevanda viene realizzata con il tè nero mescolato con il latte ed è aromatizzata con spezie come cardamomo e chiodi di garofano.

Il jellab e il qamardeen

Un’altra bevanda classica di questo territorio è il jellab, un frullato di melassa d’uva e acqua di rose, talvolta guarnito con pinoli e uvetta. È molto gettonato nelle calde serate estive e durante il Ramadan. Il medesimo discorso vale per il ‘qamardeen’, ovvero un nutriente succo a base di pasta di albicocche secche.

Il Rooh Afza: una bevanda tradizionale del Ramadan

Sempre durante il mese sacro per i musulmani, negli Emirati è consuetudine preparare il Rooh Afza come parte dell’iftar, ovvero il pasto serale che rompe il digiuno. Si tratta di uno sciroppo nato grazie all’abilità di un mercante di spezie che aveva un’erboristeria specializzata nella medicina tradizionale. La ricetta è molto complessa, dato che prevede l’impiego di diverse tipologie di frutta (fra cui uva, fragola e lampone), verdure (spinaci e carote), fiori e spezie come la rosa, il loto ed il coriandolo. Esiste una variante che prevede l’aggiunta di un po’ di latte freddo.

Il carcadè: un’infusione di fiori d’ibisco

Un ultimo prodotto assai popolare è il carcadè, ottenuto dall’infusione dei fiori d’ibisco. Si presenta di colore rosso intenso, dato dalla colorazione scarlatta delle infiorescenze, ed offre al palato un gusto leggermente acidulo, che ricorda quello della crostata di frutti di bosco. Può essere consumato sia caldo che freddo.

L’evoluzione del consumo delle bevande negli Emirati

Negli Emirati Arabi Uniti, l’importanza delle bevande tradizionali si intreccia con i mutamenti sociali e culturali. Se il caffè continua a rappresentare un pilastro della convivialità e della cultura locale, sempre più giovani affollano le caffetterie cittadine, dove il gahwa viene accompagnato da datteri freschi.

Anche il consumo di bevande analcoliche ha subito un’evoluzione, grazie alla crescente popolarità di succhi di frutta esotici e infusi aromatici. Sebbene il consumo di alcolici sia regolamentato e limitato a specifici locali, l’apertura di un birrificio ad Abu Dhabi nel 2024 testimonia una lenta, ma significativa, trasformazione nel panorama delle bevande emiratine.

La ricchezza delle tradizioni emiratine

Le bevande tradizionali degli Emirati Arabi Uniti rappresentano un tassello fondamentale della cultura locale. Dal gahwa al karak chai, dal jellab al carcadè, ogni sorso racconta una storia di ospitalità, scambi culturali e radici antiche. Seppur il mondo moderno stia portando cambiamenti nel consumo e nelle abitudini, queste bevande restano un simbolo dell’identità emiratina, tramandato di generazione in generazione.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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