Cosa sapere prima di buttare via una bottiglia: rischi, aromi alterati e consigli per la conservazione della birra dopo la data
È possibile degustare una birra che ha superato la data di scadenza? Vi sono dei rischi per la salute o vi è solo un deperimento dell’aroma?
La birra scaduta e tutto quello che devi sapere. “La birra scade?”: questa è una domanda che spesso molti si pongono, anche dopo anni di degustazioni di prodotti brassicoli. In effetti quella della scadenza dell’antica bevanda è una questione spinosa sotto diversi aspetti, che non di rado viene fraintesa anche per la mancanza di chiarezza che spesso pervade la burocrazia italiana.
Se intendiamo la scadenza nella sua concezione più estrema, ovvero come una data oltre la quale l’alimento diventa dannoso per il nostro organismo, allora possiamo affermare che, senza dubbio, la birra non scade e che quindi è possibile consumarla tranquillamente anche oltre la data impressa sulla confezione. Ma basta dare un’occhiata all’etichetta di una bottiglia o di una lattina per accorgersi che in bella vista c’è una scadenza associata alle tempistiche di consumo: come si conciliano quindi questi due elementi? E cosa bisogna aspettarsi come consumatori? Scopriamolo.
Data limite di consumo o termine minimo di conservazione? Cosa dice la legge
Sulle confezioni di tutti i prodotti alimentari confezionati, birra compresa, per legge è obbligatorio imprimere le date di scadenza: come molti forse sanno, queste però si dividono in due tipologie, ovvero la ‘data limite di consumo’ (DLC) e il ‘termine minimo di conservazione’ (TMC) che, in inglese, diventa ‘best before’ ovvero ‘meglio prima’ di una tale data. Le differenze fra queste due nomenclature sono semplici, ma rivestono grande importanza per quanto riguarda la salute dei consumatori.
La prima infatti indica una data oltre la quale non si deve assumere un alimento o bere una bevanda per non incorrere in gravi rischi patologici: questo è il caso, ad esempio, della carne e del pesce freschi, dei latticini e delle uova.
La seconda dicitura, invece, si riferisce ad una data entro la quale è preferibile consumare l’alimento o la bevanda in questione per goderne a pieno del gusto e delle sue qualità organolettiche che potrebbero mutare, in maniera più o meno consistente, con il passare del tempo. Questi prodotti però, a differenza dei primi, non sono pericolosi per la salute anche se vengono consumati dopo questa data: in tale categoria rientrano alimenti quali la farina, la pasta, l’olio, il vino, le conserve e, per la felicità degli amanti dell’antica bevanda, anche la birra.
Cosa cambia nel gusto della birra scaduta
La data di scadenza riportata sulle confezioni e sulle bottiglie dei prodotti brassicoli, di norma, segue di qualche mese quella relativa all’imbottigliamento (anch’essa riportata). Questo viene fatto principalmente per un motivo preciso: nei primi mesi le qualità della birra sono infatti ancora esaltate al massimo, mentre, con il passare del tempo, il sapore del prodotto tende ad affievolirsi e a perdere corposità.
Questo però non vale per tutte le tipologie dato che, come avviene per il vino, infatti, quelle ad alta gradazione alcolica tendono a migliorare il proprio profilo aromatico con il trascorrere dei mesi: in questa categoria rientrano le birre Imperial stout, lambic e Barley wine. Il medesimo discorso è valido per quelle artigianali che, se ben conservate, con il passare del tempo, sviluppano aromi e sapori migliori: queste possono conservarsi anche per 5 anni, ma alcune, come ad esempio le Imperial stout e le Porter, arrivano a più di due decenni di conservazione.
Come conservare correttamente la birra nel tempo
Per fare però in modo che le caratteristiche qualitative della bevanda migliorino è fondamentale conservarla in maniera ottimale.
Ecco tre semplici consigli: deve essere sempre tenuta in un luogo fresco ed asciutto, bisogna evitare di sottoporla a degli sbalzi termici e tenerla lontana dalla luce, sia naturale che artificiale. L’aspetto al quale bisogna prestare un po’ di attenzione è invece la data di scadenza riportata sulle etichette delle birre industriali, in modo tale da poterle assaporare al massimo del loro potenziale aromatico e gustativo. Tuttavia la bevanda, anche quella artigianale, una volta aperta, deve essere consumata entro tre giorni dato che tende ad ossidarsi a contatto con l’aria.
Quali birre resistono meglio al tempo?
Se questa è la regola standard, esistono comunque delle birre che sono più sensibili al trascorrere del tempo rispetto ad altre: fra queste troviamo quelle più delicate (a base di frutta o agrumi) e quelle molto luppolate, oltre che, come visto, quelle caratterizzate da una bassa gradazione alcolica.
Per queste il ‘tempo minimo di conservazione’ ha una valenza maggiore: un’esperienza gustativa fatta in prossimità, o dopo tale data, può infatti risultare meno soddisfacente rispetto ad un consumo più ravvicinato al momento del confezionamento. In particolare, per le birre con un elevato contenuto di luppolo, lo scorrere del tempo non deteriora il prodotto rendendolo nocivo per chi lo consuma, ma può alterarne sapori e aromi: l’amarezza tipica del luppolo, infatti, tende ad evaporare lasciando spazio alla dolcezza del malto che fa emergere sapori più intensi.
La birra scaduta fa male? Le risposte della scienza e della normativa
Dal punto di vista della salute quindi degustare l’antica bevanda quando questa è scaduta non è dannoso, anche se il sapore potrebbe essere mutato: in modo particolare nel caso di quelle industriali si tratta di correre il rischio di consumare un prodotto con poco sapore, poca corposità e dal retrogusto annacquato.
Non il massimo, ovvio, ma certamente sempre meglio di doverla mestamente buttare nel lavandino per non rischiare un’infezione alimentare, come avviene invece nel caso del latte che, già dopo un paio di giorni dopo la scadenza, presenta evidenti segni di deterioramento quali grumi e sapore acido. Questo, infine, fa in modo che, in Italia, chi vende una birra con il ‘termine minimo di conservazione’ scaduto non è sanzionabile, ulteriore dimostrazione di come si tratti di un’indicazione e di un suggerimento su entro quando, specie nei casi che abbiamo visto, è preferibile degustare la bevanda per trarne il miglior giovamento possibile dalle sue inconfondibili proprietà aromatiche.
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