Dalle trappiste alle lambic, un viaggio attraverso i sapori e la storia delle birre belghe
Una cultura brassicola unica nel suo genere
Quando si parla di birre, il Belgio assume un ruolo di assoluto rilievo grazie alla sua arte e alla sua cultura birraria secolari, per mezzo delle quali ha dato vita ad innumerevoli stili brassicoli, che lo hanno definito come uno dei produttori più rinomati a livello mondiale. Se i prodotti belgi sono fra i più apprezzati dagli appassionati, questo è dovuto al fatto che qui tutto ruota intorno alla filiera della birra: nel corso della storia si sono infatti sviluppate un’infinità di competenze legate anche al clima e alla coltura dei cereali in ciascuna piccola area del Paese, come, ad esempio, quelle intorno ai monasteri dove si produce la rinomata birra trappista di cui parleremo.
Si tratta quindi di un’autentica cultura brassicola nazionale che è stata affinata e variegata nel corso dei secoli. Per parlare di tutte le tipologie di birre belghe e delle diverse interpretazioni di ciascuna di esse non basterebbe un libro: in questo articolo quindi ci soffermeremo brevemente su alcuni degli stili più conosciuti ed apprezzati e descriveremo una birra rappresentativa di ciascuna di esse.
Belgian Ale: lo stile più iconico
Questo, probabilmente, è lo stile più famoso fra quelli prodotti in Belgio ed è anche quello che primeggia sia sul mercato interno che nelle esportazioni. Rispetto alle inglesi, le ale belghe risultano maggiormente fruttate e presentano profumi di spezie più distinguibili: si presentano di colore biondo o ambrato e la loro gradazione alcolica oscilla fra il 4,5 ed il 6%.
Realizzata secondo i canoni di questo stile troviamo la Chimay Doreé prodotta presso l’Abbazia di Notre-Dame de Scourmont situata nella cittadina delle Ardenne da cui la birra prende il nome: con puro malto d’orzo e una gradazione del 4,8% si presenta di colore giallo chiaro e mette in risalto le note speziate che costituiscono l’aroma distintivo di questa categoria.
Birra Blanche: freschezza e tradizione
Nonostante quello che molti pensano erroneamente, anche questa tipologia ha origini davvero antiche: sono infatti passati quasi quattrocento anni da quando è stata prodotta per la prima volta. La convinzione che sia uno stile recente è dovuta al fatto che, per un lungo periodo, è pressoché scomparsa dal mercato per poi essere rilanciata nel secondo dopoguerra. Si tratta di una birra a base di frumento, poco alcolica e assai rinfrescante: per questo motivo è molto apprezzata soprattutto nei mesi estivi.
Il gusto è particolarmente speziato e fruttato perché viene arricchita utilizzando coriandolo, buccia di agrumi o cumino. La Lupulus Blanche, dell’omonimo birrificio delle Ardenne, viene realizzata secondo questi canoni dando vita ad un prodotto che mette in risalto il profumo degli agrumi ed un notevole equilibrio fra note dolci e amare: una particolarità di questa birra è data dalla ricetta che prevede l’impiego sia di frumento maltato che di malto d’orzo nella medesima quantità.
Birre d’abbazia: tradizione e varietà
Le birre d’abbazia non sono prodotte dai monaci, contrariamente a quelle trappiste di cui parleremo, ma portano il nome di un’abbazia abbandonata che è stata recuperata e trasformata in birrificio. La tipologia in questione, in realtà, è un insieme di stili: troviamo infatti birre bionde e scure che presentano aromi anche molto diversi fra loro. Questo è il risultato dell’utilizzo di diversi malti e luppoli che, nelle varie ricette, vengono miscelati in quantitativi differenti e possono essere uniti a spezie e/o agrumi. Allo stesso modo varia la gradazione alcolica.
Fra le più rinomate birre di questa tipologia troviamo la Grimbergen Double Ambree che viene prodotta nell’omonima abbazia. Birra ad alta fermentazione, presenta un colore ambrato particolarmente intenso dovuto alla tostatura del malto: con una gradazione alcolica del 6,5%, mette in risalto gli aromi di caramello, frutta rossa e liquirizia.
Birre trappiste: spiritualità e maestria
Prendono il nome dal fatto che vengono realizzate direttamente o sotto la supervisione dei monaci trappisti: questi, seguendo la regola benedettina ‘ora et labora’, nel corso dei secoli si sono sostenuti economicamente producendo beni ed alimenti fra cui appunto le birre. Dei 170 monasteri trappisti che si trovavano sparsi nel mondo oggi ne rimangono in funzione solo undici di cui sei in Belgio.
Fra questi troviamo quello di Notre-Dame de Saint-Rémy, situato in Vallonia, vicino alla citta di Rochefort, da cui prende il nome questa birra trappista che, secondo fonti storiche, veniva già prodotta nel 1595: oggi vi risiedono quindici monaci che portano avanti l’arte brassicola tramandata e sviluppata nei secoli custodendone gelosamente le ricette. Fra le referenze di questo birrificio trappista troviamo la Rochefort 8 caratterizzata da un’importante gradazione alcolica: 9,2%. Si presenta di colore marrone con un aroma decisamente fruttato. Inizialmente era una birra ‘speciale’, realizzata in edizione limitata, ma, grazie al crescente successo, è arrivata a costituire la porzione più estesa della produzione.
Birre Lambic: fermentazione spontanea e intensità
Sono originarie del Belgio meridionale, della regione dove è ubicata la capitale Bruxelles. Per la loro realizzazione il mosto è esposto a lieviti indigeni selvatici, come il Brettanomyces bruxellensis: questo avvia il processo di fermentazione spontanea, che dura alcuni mesi. Generalmente le Lambic vengono prodotte utilizzando una miscela a base di malto d’orzo (70% circa), frumento non germinato e luppolo: sono caratterizzate da un aroma particolarmente acido.
La tipologia è proposta dal birrificio La Mort Subite, il cui nome deriva da un antico gioco da tavolo effettuato con dadi e carte: si tratta di una birra ambrata, prodotta secondo la ricetta originale che prevede la maturazione in botti di quercia con mosto, frumento e luppolo. Questa bevanda brassata ha un gusto agrodolce, forte e molto rinfrescante: il tipo di aroma, intenso e dolce, è dato dall’utilizzo dello zucchero candito che non nasconde il profumo degli agrumi e le note acide.
Le birre belghe: patrimonio dell’umanità
Quelle citate in questo articolo sono cinque fra le tipologie più rappresentative della cultura brassicola belga che è composta da una varietà di stili ed interpretazioni che non possiede nessun altro Paese. Birra la cui qualità è stata riconosciuta anche a livello istituzionale: nel 2017 l’Unesco le ha infatti conferito l’attestato di ‘Patrimonio dell’Umanità’. Per questo, quando ci troviamo davanti una trappista o una lambic, possiamo dire di essere intenti a degustare autentici sorsi di cultura.
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