Che sia un’annata particolare, o quanto meno molto diversa dalle ultime recenti, chi vive al centro nord Italia se n’è certamente accorto da un po’.
La fine di agosto ha portato con sé quest’anno un vero e proprio tracollo della stagione calda (come sempre anche eccessivamente calda) che si era instaurata dal mese di luglio.
Con settembre invece le frequenti perturbazioni hanno cambiato le carte in tavola e dettato la loro legge anche a molti settori della vita agricola. Nel mondo del vino una delle particolarità più significative emersa nei giorni scorsi è il ritardo nella vendemmia del Brunello di Montalcino, cominciata solo a cavallo tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, ed era addirittura dal 1979 che questo non avveniva.
La durata della vendemmia per le uve di Brunello e Rosso di Montalcino è previsto che possa durare ora circa 20 giorni; il ritardo non pregiudica e non è indice di scarsa qualità anzi, le previsioni sono di un ottimo livello qualitativo che verrà raggiunto dalle uve di questo 2024 che hanno avuto tempo di maturare lentamente dal momento che come abbiamo detto il raffreddamento di settembre, secondo gli esperti, “ha contribuito a rallentare l’accumulo degli zuccheri e a riequilibrare la componente fenolica delle uve”.
La maggiore disponibilità d’acqua rispetto agli scorsi anni ha poi consentito una fruttificazione più abbondante il che significa quantitativi di prodotti superiori rispetto al 2023; di contro i vini sono previsti un po’ meno alcolici ma probabilmente più aromatici e fini nei loro profumi.
“L’epoca di vendemmia spostata a ottobre ci fa ritornare indietro con la memoria ad anni passati, quando il Sangiovese si trovava ancora in pianta proprio in questo periodo – Ha detto il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – A Montalcino la raccolta di quest’anno è di quelle che ogni produttore si auspica di poter fare, sia in ottica quantitativa che qualitativa”.




