Cibo e turismo, due ricchezze dell’Italia che sempre più vanno a braccetto, non è una novità, ma è quanto emerge con forza da un recente rapporto Coldiretti che analizza la ripresa post-covid.
Un quarto del PIL nazionale praticamente dipende dalle attività legate a questi due settori; e la ripartenza del turismo, anche straniero, ha dato negli ultimi mesi una grossa spinta, generando un rimbalzo che, come dicono le statistiche, spesso ha portato anche più in alto della situazione pre-covid.
In generale in questi ultimi anni è aumentata la spesa degli italiani per il cibo, sia intesa come spesa settimanale, sia intesa come quota destinata ai pranzi effettuati in locali pubblici, sia come souvenir gastronomici da riportare al paese d’origine dopo un viaggio. E questo vale anche per i turisti stranieri, con l’importante riflesso che poi i prodotti, conosciuti e apprezzati in Italia, sono ricercati anche nel paese d’origine.
Sempre per la statistica di Coldiretti, nel 2022 è stato raggiunto lo storico valore di 60 miliardi di export per l’agroalimentare.

Alla base di tutto questo c’è l’agricoltura italiana, e tutto il lavoro fatto negli ultimi anni per dare valore a molti prodotti che vengono realizzati solo qui, con un artigianalità che non ha eguali in Europa: si parla di oltre 5500 specialità tradizionali, 415 denominazione di origine controllata e garantita, 316 denominazioni e indicazioni geografiche protette. E Coldiretti sottolinea come questo grande valore vada protetto e aiutato perché è sempre più difficile conservarlo: per la durezza della vita che impone a chi produce, per le scelte dell’Unione Europea che penalizzano la dieta mediterranea e per i rincari energetici.




