Dalla Sardegna l’imprenditore Gianmatteo Mariano, titolare del Faya Bar di Porto San Paolo nonché II classificato della goliardica competizione targata ApeTime, non usa mezzi termini. E tuona: “Noi qui siamo nella merda. Abbiamo avuto paura del coronavirus, ora temiamo la fame. Il turismo deve ripartire, dobbiamo lavorare”.
Gianmatteo Mariano, quando hai mosso i primi passi nel mondo dei bar?
Non presto, avevo già 21 anni. E non feci gavetta. Fin da piccolo ero affascinato da un baretto a Porto San Paolo, dove sono cresciuto, e quando ne ho avuto l’opportunità ho deciso di comprarlo.

Sì, se non mi fossi circondato di professionisti esperti del settore, a partire dal bartender.
L’errore da evitare quando si avvia un bar?
Improvvisarsi. Si può anche mancare di esperienza, ma in quel caso occorre dotarsi di uno staff assolutamente valido e fidato da cui apprendere e farsi guidare.
Il Faya Bar in genere inaugura la stagione a marzo. Hai calcolato le perdite a quanto ammontano ad oggi?
Da marzo ad oggi, abbiamo perso circa 50 mila euro.

Apriremo il 25 maggio, con uno staff ridotto all’osso. Avevo sei dipendenti, di cui 4 stagionali che quest’anno non richiamerò.
Dal 15 giugno la Sardegna riattiverà i collegamenti navali e aerei. Cosa ne pensi?
Che è necessario. Noi qui siamo nella merda. Prima abbiamo avuto paura del contagio, ora temiamo la fame. Il turismo deve ripartire, dobbiamo lavorare. La disoccupazione cresce di giorno in giorno, se non fanno ripartire seconde case, hotel e mezzi di trasporto la recessione creerà problemi sociali gravi.
LEGGI Coronavirus e cocktail bar: ecco le principali preoccupazioni
Ecco le principali criticità da affrontare:
1) mantenere le spese fisse (la voce che più preoccupa è il costo dell’affitto /mutuo)
2) l’impossibilità di incrementare la cassa con attività collaterali (dalle masterclass alle consulenze, fino agli show-drink)
3) la riduzione del numero di sedute per mantenere la distanza di sicurezza e proibito il servizio al bancone.




