Sapete cos’è il cosiddetto “meat sounding”? È l’uso (ampiamente diffuso per ragioni commerciali e di marketing) di dare nomi di prodotti tipicamente realizzati con la carne (come salsiccia, hamburger, bistecca) a prodotti che sono invece totalmente fatti a base di proteine vegetali.
Si tratta di una strategia di comunicazione sicuramente veloce e diretta che arriva certamente molto rapidamente a far comprendere al consumatore che vuole evitare la carne di che tipo di prodotto si sta parlando, ma a qualcuno la cosa non stava bene e si era aperto un contezioso.
Un pronunciamento definitivo su questo tema è venuto nei giorni scorsi da parte della corte di giustizia Europea. Il grosso della questione si è aperto nel 2021 quando per prima una legge francese (e vari tentativi di altre leggi o normative da altri stati europei) aveva vietato l’uso dei termini espressamente legati alla carne come quelli che abbiamo citato sopra, per pubblicizzare prodotti fatti invece con dei vegetali; le associazioni vegetariane e vegane avevano però contestato questa norma e così il caso, dopo varie peripezie giudiziarie francesi, era giunto alla Corte di giustizia Europea che nei giorni scorsi ha definitivamente sentenziato.
La sentenza ha sancito che non è possibile vietare di chiamare hamburger un prodotto vegano, ma simile all’hamburger e realizzato con proteine vegetali; ciascun paese potrà attribuire nomi specifici a prodotti così realizzati, ma non potrà vietare l’uso di termini in origine legati alla carne, per facilitare la comprensione del consumatore.
La sentenza specifica anche che restano comunque ovviamente valide tutte le norme a protezione dei consumatori in caso il marketing sia comunque ritenuto fuorviante. Una decisa scelta di indirizzo, e una buona vittoria per le associazioni vegetariane e vegane.
