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La fugassa d’la befana, il dolce di fine feste

Natale è passato e pure Capodanno e l’Epifania, chiudiamo la carrellata di dolci delle feste con un dolce tipico della Befana che viene prodotto in Piemonte nella zona del cuneese ma non solo, si tratta del “fugassa d’la befana” che a differenza di quello che il nome potrebbe far pensare è appunto un dolce.

Il suo aspetto è caratteristico, la forma tondeggiante ed è suddivisa come in spicchi o petali, e la superficie può esser costellata di grani di zucchero. È in pratica un pane dolce, un pan brioche, ricco di uvetta e canditi, come lo è il panettone, e c’è anche chi dice che sia in realtà la fugassa il discendente comune di panettone e colomba, che si sono poi affermati come dolci tipici delle festività di Natale e Pasqua.

Le ricette delle fugassa della Befana sono diverse nelle singole zone del Piemonte in cui viene prodotta, ma hanno chiaramente in comune gli ingredienti principali ovvero farina, uova, burro, latte, zucchero più canditi e uvetta. Oltre che essere mangiata come dolce a fine pasto, viene anche consumata a colazione.

Una tradizione nella tradizione è la sorpresa che la fugassa può contenere: viene infatti nascosta nell’impasto una fava bianca e una fava nera e chi troverà la fava bianca pagherà gli ingredienti del dolce, chi troverà quella nera, pagherà da bere alla compagnia; in altre zone semplicemente chi trova la fava sarà semplicemente il re della giornata.

La fugassa della befana è un prodotto artigianale tradizionale della regione Piemonte, nelle Langhe è spesso arricchita dalle nocciole, nel cuneese di grani di zucchero superficiale, nel Monferrato vi sono versioni particolarmente decorate ed elaborate realizzate per feste; è tipica e diffusa anche a Torino dove è venduta comunemente in molte pasticcerie.

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Antonio Rinaldi
Antonio Rinaldi
Giornalista pubblicista e Guida Ambientale Escursionistica appassionato di Natura a 360 gradi (e negli ultimi anni sempre più vicino anche al mondo dell’Agricoltura “naturale”); unisce le due attività professionali scrivendo per Apetime di realtà agricole e vitivinicole di pregio, e spesso organizzando escursioni di conoscenza diretta di queste realtà. Collabora dal 2010 col quotidiano di Parma, per il quale ha realizzato anche Pubblicazioni sul Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano.

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