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Le bevande tradizionali della Birmania

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai prodotti tipici di tutto il pianeta: la scorsa settimana il viaggio si trovava in Europa nord-orientale, per la precisione in Bielorussia. Nell’ex Repubblica sovietica, da secoli, si realizza e si consuma il ‘kvass’, ovvero la bevanda a base di pane nero o segale fermentati.

Le sue origini sono avvolte nel mistero, anche se tracce di una primordiale versione possono essere trovate in tempi remoti, a cominciare dall’antico Egitto. Nel V secolo a.C. invece Erodoto menzionava una bevanda chiamata ‘Zyphos’: veniva preparata lasciando delle croste di pane in ammollo e la fermentazione risultante dava vita ad un prodotto alcolico molto simile.

Lasciata momentaneamente l’Europa, il tour oggi torna in Asia e approda in Birmania, detta anche ‘Terra dorata’ per le mille pagode d’oro che fanno scintillare tutto il paesaggio. Le prime tracce di stanziamenti dell’uomo in questo territorio risalgono ad 11mila anni fa, ma la prima vera e propria civiltà fu costituita dai Mon, una popolazione proveniente dalla Cina.

Oggi sono ben 135 i gruppi etnici che vivono qui e ciò influenza profondamente non solo la vita sociale del Paese, ma ha dato vita ad un’ampia offerta di bevande tradizionali: a questo si deve aggiungere il fatto che anche la Birmania, come la vicina India, è stata una colonia inglese, motivo per cui si trova anche una buona offerta di moderne birre.

Per quanto riguarda le antiche bevande tradizionali, grande importanza culturale riveste l’infuso ottenuto mediante l’impiego di un’erba conosciuta con il nome di ‘laphet hmwe’, come dimostra il fatto che di questo prodotto un detto popolare recita: “Il migliore di tutti i frutti è il mango, di tutte le carni la carne di maiale e di tutte le foglie il laphet”.

L’infusione avviene mescolando queste foglie con quelle di tè fermentate: i petali più teneri, precedentemente, vengono riposti in alcune vasche di bambù e pressati. La preparazione di entrambe prevede una cottura a vapore, effettuata separatamente, che dura circa cinque minuti.

ll processo fermentativo viene controllato a intervalli regolari e può occasionalmente richiedere la ri-vaporizzazione delle foglie. Il prodotto finale ha un aroma assai deciso, che ricorda quello di altri infusi tipici dell’Asia meridionale che anch’essi vengono consumati alla fine dei pasti. Le erbe di laphet, inoltre, oggi sono vendute in piccoli sacchetti di plastica, in una forma semi-essiccata e sono leggermente tostate.

Erbe Birmania

Anche la Birmania, inoltre, come numerosi Paesi di quest’area del mondo, vanta una tradizione plurisecolare in fatto di bevande fermentate a base di cereali: riso, miglio e sorgo sono quelli più utilizzati e talvolta sono così importanti da costituire il traino dell’economia di intere regioni.

La più popolare fra queste, soprattutto nello Stato di Kayah, è quella realizzata con il riso bollito, la quale costituisce la base di numerosi distillati. La ricetta prevede l’impiego del lievito: il prodotto finale ha una consistenza cremosa ed un colore bianco intenso.

Troviamo poi quella a base di sorgo prodotta nella medesima area dal popolo Karenni: in questo caso la fermentazione avviene all’interno di cesti formati con delle canne di bambù intrecciate e viene servita all’interno di vasi d’argilla dai quali si beve mediante una lunga cannuccia.

La bevanda tradizionale a base di miglio rosso è invece confezionata nello Stato di Chin:i chicchi di miglio vengono fatti bollire ed una volta asciugati su delle stuoie lignee, sono cosparsi di lievito preparato in casa con riso glutinoso e abbondanti erbe e spezie.

La fermentazione di questo prodotto avviene in vasi di argilla con l’aggiunta di foglie secche di banano o mango: è di uso soprattutto quotidiano ma viene servita anche in occasione di cerimonie e rituali, durante i quali è degustata in tazze ricavate da corna di bue o zucche.

infusi Birmania

Altrettanto diffusa è infine la birra di riso dalla quale traggono ispirazione i numerosi piccoli birrifici locali (la tradizione delle moderne bevande brassate la si deve al fatto che, come detto, anche la Birmania è stata una colonia inglese fino al 1947, ovvero quando, grazie anche alle campagne non violente portate avanti da Gandhi, non si è dissolto l’Impero anglo-indiano).

Nella preparazione il cereale (si utilizza quello ad elevato contenuto di glutine) viene pulito sciacquandolo più volte con l’acqua: in seguito viene cotto e distribuito su tappetini che sono realizzati a mano con foglie di bambù, oppure di banano, per essere scolato.

A questo punto viene aggiunto l’humao (una botanica): si tratta di uno starter tradizionale realizzato con farina di cereali e corteccia di Albizia (pianta molto diffusa in quest’area dell’Asia) grattugiata che inizia la fermentazione che dura più giorni a seconda della stagione.

Quando il riso comincia a rilasciare del liquido zuccherino, questo viene raccolto e trasferito all’interno di coni chiamati khulu i quali sono riposti sopra a dei recipienti che dovranno raccogliere tutto il liquido che cola. Una volta compiuta la colatura, la bevanda tradizionale (che viene realizzata soprattutto in occasione di importanti ricorrenze quali feste religiose e matrimoni) è pronta per essere servita e consumata.

Birmania che quindi presenta diverse bevande tradizionali le cui ricette prevedono l’utilizzo di due materie prime diffuse in tutta l’Asia quali il tè ed il riso: elementi che accomunano le culture e le ricette di quasi tutti i popoli del continente più ampio del pianeta.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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