Proseguiamo l’avvicinamento al periodo natalizio andando a scoprire un altro dolce protagonista delle tradizioni regionali, questa volta dell’Abruzzo ed in particolare della provincia di Pescara: stiamo parlando del Parrozzo.
A differenza di altri dolci di cui abbiamo parlato negli scorsi articoli, come per esempio la spongata che vanta origini medievali, il parrozzo ha un’origine relativamente recente: ha compiuto infatti da poco un secolo: correva infatti il 1920 quando il pasticcere pescarese Luigi D’Amico lo creò.
L’idea fu quella creare un dolce che imitasse il pane giallo di farina di mais e a forma di scodella che veniva prodotto dai contadini locali. Il giallo interno venne riprodotto col colore delle uova introdotte nell’impasto, e in più gli venne data una copertura di cioccolato.

L’esperimento riuscì e il primo ad assaggiare il dolce, a complimentarsi e di fatto a farlo passare direttamente alla storia fu una persona molto cara a Luigi D’Amico, Gabriele D’Annunzio: il vate si innamorò del dolce e lo celebrò anche attraverso una poesia. Da quel momento il parrozzo entrò nella tradizione pescarese e pian piano si allargò anche nei dintorni come dolce tipico del periodo di Natale e non solo.
I suoi ingredienti sono semolino (o in alternativa farina gialla farina bianca con fecola) zucchero e mandorle più vari aromi a seconda delle ricette delle famiglie o delle pasticcerie; la ricopertura poi deve esser fatta di cioccolato fondente. In alcuni luoghi è detto anche Panrozzo perché questa è la sua etimologia che rimanda appunto a un pane contadino e povero, a Pescara e nella sua provincia viene prodotto artigianalmente da pasticcerie e laboratori, ma anche in maniera industriale dalla società degli eredi dell’inventore; il dolce è stato registrato come Prodotto artigianale tradizionale (PAT) nel 2008 dalla regione Abruzzo.




