Un gas nobile per una birra più longeva, sostenibile e cremosa: la sperimentazione italiana che guarda al futuro
Innovazioni italiane nel mondo brassicolo
Argon e birra: l’Italia, specie negli ultimi anni, è una fucina di novità per quanto riguarda il mondo dell’antica bevanda: una serie d’innovazioni che riguardano sia la creazione di nuove ricette e stili birrari (come l’Italian Grape Ale, l’unico finora riconosciuto a livello internazionale) che i processi produttivi. Per quanto riguarda i secondi, una delle ultime novità è arrivata a inizio primavera, quando i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Firenze hanno messo a punto una tecnologia che permette di ottenere un mosto di birra eliminando totalmente la fase della bollitura, con notevoli vantaggi in termini di risparmio energetico.
Il procedimento, che permette di limitare dell’80% il consumo di energia, si basa sull’applicazione della cavitazione idrodinamica, ossia un fenomeno di formazione, accrescimento e implosione di bolle di vapore in un liquido a temperature inferiori rispetto al punto di ebollizione.
L’argon nella filiera brassicola: la nuova proposta italiana
Negli ultimi giorni invece, questa volta proveniente dalla provincia di Ravenna, si è affacciata sul mondo birrario un’altra novità che potrebbe avere delle importanti ripercussioni su tutta la filiera: l’uso dell’argon insieme o in sostituzione dell’azoto, ovvero una soluzione che comporta notevoli vantaggi sia in fase di produzione che di vendita al dettaglio della birra.
Di cosa si tratta? L’argon è un gas nobile, inodore, inerte e più pesante dell’azoto, già utilizzato nell’industria vinicola per proteggere i liquidi dall’ossidazione e può quindi essere impiegato anche per conservare le bevande brassate nelle bottiglie, nelle lattine e nei fusti preservandone sia la freschezza che il profilo aromatico per un arco temporale più lungo.
Questo elemento costituisce infatti un’ottima barriera protettiva contro la proliferazione dei batteri e dunque comporterebbe dei notevoli vantaggi sia per i birrifici, che potrebbero ridurre gli sprechi, sia per i consumatori ai quali, senza dubbio, garantirebbe un’esperienza gustativa migliore.
Una birra a tre gas: nasce la “E-45”
Un’innovazione proposta dal birrificio ravennate Bajon in collaborazione con il romano Ritual Lab sull’onda di un rinnovato interesse da parte dei produttori artigianali per tutto quello che riguarda il ‘nitro’: con tale vocabolo si indica l’impiego dell’azoto nel confezionamento o nel servizio della birra in alternativa all’anidride carbonica che però si possono comunque utilizzare insieme.
L’impiego della seconda è più comune ed economico, ma il primo ha dalla sua un vantaggio molto importante: permette di donare alla bevanda un corpo setoso e una schiuma densa, ovvero due delle caratteristiche che hanno reso la Guinness (e a seguire tutte le altre birre stout) un prodotto celebre in tutto il mondo. Proprio la riscoperta dei tradizionali stili britannici sta dando vita ad un rinnovato interesse per le ‘nitro’, categoria nella quale rientra anche la birra scura nata dalla collaborazione tra i birrifici italiani Bajon e Ritual Lab: questa ricetta però, come detto, prevede l’innovativo impiego dell’argon insieme all’azoto.
L’idea di usare questo gas naturale per realizzare i prodotti brassati è nata dopo un viaggio negli Stati Uniti effettuato da uno dei mastri birrai coinvolti nell’iniziativa, Simone Bedeschi, che si è lasciato incuriosire dagli esperimenti che alcuni piccoli produttori americani stavano effettuando con l’argon: i successivi test, svolti vicino a Ravenna, hanno fornito fin subito dei risultati molto incoraggianti, che hanno portato alla nascita di una birra che viene realizzata nella sede romagnola del Bajon.
Il prodotto in questione si chiama ‘E-45’ ed è un omaggio alla storica arteria stradale europea che collega anche le città di provenienza dei due birrifici artefici del progetto. La bevanda, sia al naso che al palato, presenta gli aromi classici dello stile stout, ovvero orzo tostato, caffè, cioccolato, frutta secca con leggere ma percettibili, sfumature caramellate e amarognole. La schiuma è molto densa e compatta e il corpo cremoso e incredibilmente vellutato. Aspetti che richiamano alla mente le migliori ‘nitro’ inglesi, ma con un dettaglio non indifferente: per renderla gassata infatti non sono stati utilizzati solo anidride carbonica e azoto, ma anche un terzo gas, per l’appunto l’argon.
Argon contro CO₂: vantaggi pratici anche nella spillatura
Si tratta quindi di una bevanda piuttosto simile alle birre saturate solo con il carboazoto: allora perché optare per l’argon, che peraltro è meno economico rispetto agli altri due? La risposta è nei vantaggi che offre non solo ai produttori per quanto riguarda la conservazione della qualità del prodotto nel tempo (con conseguente diminuzione degli sprechi), ma anche in termini di spillatura per i locali che lo vendono al dettaglio.
Il secondo punto è quello centrale dell’innovazione: grazie all’utilizzo di fusti dotati di una sacca interna, la birra infatti può essere servita anche con un normale impianto a CO₂ dato che l’anidride carbonica non entra mai in contatto diretto con la bevanda.
L’effetto nitro, in pratica, è assicurato dalla presenza dell’argon e quindi non sono necessarie le costose attrezzature per la tradizionale spillatura effettuata con il carboazoto: i pub e le birrerie potranno quindi servire una birra con la consistenza tipica delle ‘nitro’ senza dover effettuare delle costose modifiche al sistema di servizio del proprio locale.
Il futuro dell’argon: nuove birre e risparmio sostenibile
La bontà del progetto, almeno nella sua fase iniziale, è dimostrata dal fatto che il primo lotto di ‘E-45’ messo in commercio pochi mesi fa ha dato dei risultati commerciali talmente soddisfacenti che i due birrifici artefici dell’iniziativa hanno già ideato delle nuove birre realizzate con questa tecnica.
Le prospettive future sono quindi molto interessanti perché, se da un lato, è vero che l’azoto ha cambiato il modo di produrre alcune birre (come le stout), dall’altro l’argon potrebbe cambiare soprattutto il modo di servirle alla spina, comportando un importante risparmio economico soprattutto per i pub e le birrerie.
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