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Birra artigianale: l’Italia si prepara alla svolta normativa

Dopo oltre cinquant’anni senza aggiornamenti, l’Italia si prepara a rivedere le regole sulla produzione di birra. Le normative ancora in vigore, risalenti al 1970, hanno spesso limitato l’innovazione dei birrifici artigianali e frenato la crescita del comparto. Con l’approvazione di un emendamento al Ddl Imprese, prende avvio un percorso che potrebbe allineare il settore agli standard europei, liberando la creatività dei mastri birrai e rafforzando la competitività delle imprese HoReCa.

Un settore ancora prigioniero di leggi del passato

Per più di mezzo secolo la birra italiana è stata regolata da un decreto ormai anacronistico, il DPR 1498/1970. La norma, che prevedeva soltanto tre categorie – birra normale, speciale e doppio malto – fissava limiti rigidi su acidità, limpidezza, anidride carbonica e grado alcolico.

Negli anni Duemila, con l’esplosione del movimento artigianale, queste regole sono diventate un freno. Molte produzioni innovative, come sour, wild ale o fermentazioni miste, risultavano formalmente “fuori legge” pur rispettando i criteri igienico-sanitari richiesti dal Regolamento (CE) 852/2004.

Il paradosso è stato evidente: mentre il mercato europeo incoraggiava sperimentazione e contaminazioni, l’Italia restava legata a una visione industriale degli anni Settanta.

La riforma in arrivo

Con l’approvazione in Senato di un emendamento al Ddl Imprese, presentato dal senatore Luca De Carlo, si apre la strada a una revisione concreta. Entro 180 giorni è atteso un decreto interministeriale che definirà nuove caratteristiche analitiche e requisiti qualitativi delle birre prodotte in Italia.

Si tratta di un passaggio decisivo per i circa 1.000 microbirrifici attivi sul territorio, secondo le stime di Assobirra. Una normativa aggiornata consentirà loro di sperimentare liberamente, valorizzare ingredienti locali e rafforzare la presenza sui mercati esteri. Per il mondo HoReCa, che negli ultimi anni ha puntato molto sulla birra artigianale come elemento di differenziazione, significa poter ampliare l’offerta e soddisfare un pubblico sempre più curioso ed esigente.

Opportunità per i birrifici e per l’HoReCa

Le restrizioni del passato hanno penalizzato soprattutto chi ha provato a spingersi oltre gli stili convenzionali. Eppure è proprio su questo terreno che i birrifici italiani hanno costruito il loro valore aggiunto.

Le nuove regole potranno facilitare:

  • la produzione di birre con ingredienti autoctoni, dalle castagne piemontesi agli agrumi siciliani;
  • l’introduzione di tecniche innovative come fermentazioni spontanee e maturazioni in legno;
  • collaborazioni internazionali che finora hanno incontrato ostacoli normativi.

Per bar, ristoranti e hotel la prospettiva è quella di proporre carte più ricche e originali. Una normativa moderna può alimentare anche il turismo brassicolo, dando nuovo slancio a fiere come Beer&Food Attraction di Rimini o manifestazioni come EurHop! a Roma, che negli ultimi anni hanno registrato una forte crescita di pubblico.

Chi vuole approfondire i trend del settore può leggere l’articolo dedicato a Il nuovo anno per la birra italiana pubblicato su ApeTime Magazine.

Una questione culturale oltre che economica

Aggiornare la normativa non significa soltanto adeguarsi agli standard europei, ma riconoscere il valore culturale della birra artigianale. Oggi i birrifici italiani raccontano territori e tradizioni attraverso le loro produzioni, al pari di vino e olio.

Esempi non mancano: dalle birre arricchite con spezie locali, alle reinterpretazioni moderne delle lager del Nord-Est, fino alle creazioni che nascono dall’incontro con la cucina d’autore. Un caso emblematico è quello del Birrificio Baladin, tra i primi a dimostrare come la birra possa essere ambasciatrice del Made in Italy nel mondo.

Con regole più flessibili, queste esperienze non resteranno episodi isolati, ma potranno consolidarsi come modello di sviluppo.

Prepararsi al cambiamento

Il percorso legislativo richiederà ancora passaggi istituzionali, ma la direzione è chiara. Una volta approvata la riforma, l’Italia potrà finalmente disporre di una normativa all’altezza del dinamismo del settore brassicolo.

Per le imprese HoReCa è il momento giusto per muoversi: aggiornare le carte birre, avviare collaborazioni con produttori locali, formare il personale alla degustazione e al racconto del prodotto. Chi saprà anticipare il cambiamento sarà avvantaggiato in termini di immagine e di business.

Per restare aggiornati sulle novità legislative e sulle tendenze del settore, è possibile seguire la sezione dedicata su ApeTime Magazine.

Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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