Pare sia decisamente giunto il momento della birra analcolica: in Europa cala la produzione di birra tradizionale (fatta a Salva la Germania vera e propria roccaforte della sua bevanda tipica, produce infatti da sola il 22,3% della birra totale dell’Unione Europea) e cresce invece la produzione di birra analcolica.
L’ultimo rapporto Eurostat redatto su dati 2023 parla di 34 miliardi di litri di birra prodotta, con un +13,5% di aumento della birra senza alcool, e una diminuzione del 5% della produzione della birra tradizionale.
Sarà un effetto della “novità”, una moda del momento, o un frutto delle campagne che invitano a bere in maniera responsabile (e delle punizioni sempre più severe per chi si mette alla guida) ma è una tendenza certamente marcata.
Cose più apprezzate della birra analcolica sono la freschezza, il gusto e ovviamente la tranquillità di poterne bere anche una in più senza le temute conseguenze al volante. C’è poi anche un aspetto di inclusione sociale, ovvero è un prodotto adatto a chi la birra solitamente non la può bere, come le donne incinte o chi per motivi culturali o religiosi non può assumere alcool. Come sempre accade di pari passo con la preferenza dei consumatori aumentano anche i prezzi che sono saliti del 3,6% nei primi sei mesi del 2024. La birra analcolica nasce nei tempi le proibizionismo americano, quando i produttori per poter sopravvivere alle stringenti norme idearono una birra praticamente analcolica (0,5% di volume alcolico). Nonostante questa sua anzianità si è poi tornato a parlare di birra analcolica solo negli anni ottanta novanta del XX secolo a seguito di regolamentazioni per chi guida e spinte salutistiche, ma è solo oggi che questo prodotto pare stia prendendo definitivamente il volo.




