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Birra e cinema, una lunga storia tra spot e cultura pop

Dalle sale cinematografiche agli schermi digitali, ecco come la birra si è fatta strada nel mondo del cinema

Una lunga storia di scene iconiche

Birra e cinema, un’accoppiata storica che da decenni attraversa schermi, epoche e generi. Quello fra l’antica bevanda e il grande schermo, da sempre, è un connubio di grande successo che caratterizza numerose pellicole rendendo diverse situazioni più verosimili, naturali e spesso piuttosto esilaranti, come dimostra il suo debutto nel cinema italiano nel secondo dopoguerra.

L’esordio è avvenuto in una commedia resa celebre dal principe Antonio De Curtis, per tutti il grande Totò: nella pellicola ‘Totò sceicco’ del 1950 l’accoppiata culinaria birra e salsicce doveva essere una sorta di parola d’ordine, usata dagli arruolandi per entrare in contatto con dei fantomatici capi della Legione Straniera. Ma Totò, essendosi recato nel ristorante sbagliato, non ottiene altro che fiumi di birra, cioè quanto effettivamente richiesto nella comanda.

Altra commedia all’italiana e altra scena a base di birra e salsicce. I protagonisti questa volta sono Bud Spencer e Terence Hill, celebri e amati dal pubblico per le loro scazzottate, che dopo aver escluso il braccio di ferro e il gioco delle carte per dirimere la questione in ‘Altrimenti ci arrabbiamo’ (1974) si giocano la mitica macchina dune buggy a birra e salsicce.

Marketing e posizionamento nei grandi film

La presenza della bevanda brassata nelle scene cinematografiche però non è solo e principalmente legata a ragioni di copione ma ha una valenza pubblicitaria, che in molti casi è risultata strategica per la diffusione di alcune birre in diverse aree del pianeta. Soprattutto i grandi marchi birrari, come i big di tutti gli altri settori che investono in pubblicità per promuovere i loro prodotti, infatti sono da sempre alla ricerca di mezzi di comunicazione alternativi: questo con l’obiettivo di raggiungere e catturare realmente l’attenzione di quelli che potenzialmente sono i loro clienti.

Tra le modalità più utilizzate vi è senza dubbio il ‘product placement marketing’, ovvero una tecnica di comunicazione commerciale che consiste nel collocare l’immagine di un prodotto, in modo apparentemente casuale (e ovviamente non gratuito), all’interno di scene di film destinati soprattutto alla proiezione sul grande schermo.

In questo modo il birrificio ottiene il vantaggio di dare la visibilità ricercata al proprio marchio in una forma di pubblicità meno aggressiva e spesso associata ad importanti personaggi cinematografici. Il produttore del film, viceversa, riceve ancor prima degli incassi dal pubblico, un indennizzo per i costi delle realizzazione delle scene.

Dai blockbuster americani alle vendite globali

Il più riuscito e celebre esempio di questa tipologia di legame fra la birra e il cinema è quello presente nel film ‘E.T. l’extraterrestre’, uscito nelle sale nel 1982 e diretto da un maestro del cinema quale Steven Spielberg che, proprio grazie a questo capolavoro, ottenne ben nove nomination e quattro statuette agli Oscar.

Nel film compare la birra Coors, una marca allora a diffusione limitata agli USA (soprattutto alla costa ovest) che, proprio grazie allo strabiliante successo delle avventure del piccolo extraterrestre, in breve tempo, ottenne un enorme successo commerciale. Lo dimostra il fatto che, dopo aver conquistato il mercato statunitense, dove oggi è la seconda bevanda brassata più apprezzata alla spalle solo della Bud Light, partì alla conquista dell’Europa, riuscendo a diventare la sesta birra alla spina più bevuta nel Regno Unito.

Un altro famoso caso in cui questa tipologia di marketing ha avuto successo è quello che lega Tom Cruise alla birra giamaicana Red Stripe: l’attore infatti ne è testimonial nelle pellicole ‘Cocktail’, film del 1988 e ‘Il socio’ girato all’inizio degli anni ’90. Questa doppia operazione pubblicitaria ebbe un successo tale che, ad un mese dall’uscita di entrambe le pellicole, il marchio vide aumentare le proprie vendite di oltre il 50%.

Birra e cinema caso italiano

Per quanto riguarda l’Italia invece, pur non essendo più esente dal product placement di qualsiasi tipologia, ha un’esperienza sicuramente meno radicata in tale ambito dato che, fino al gennaio 2004, quando questa pratica è stata legalizzata mediante la riforma del settore cinematografico, nelle pellicole prodotte nel nostro Paese era vietata e considerata pubblicità occulta.

Questo tipo di operazione destinata al nostro mercato, ad esempio, è stata realizzata sempre nel 2004 dall’Heineken: la birra olandese infatti, nel film ‘Che ne sarà di noi’ di Giovanni Veronesi, accompagna le avventure di Matteo, interpretato da Silvio Muccino e dei suoi amici in viaggio dopo l’esame di maturità.

Web, micro-budget e nuove opportunità

Guardando tutti questi esempi, diretti prevalentemente al grande pubblico che, soprattutto in passato, affollava le sale cinematografiche, verrebbe quindi da pensare che tali soluzioni di marketing siano esclusivo appannaggio delle multinazionali, che hanno la possibilità di realizzare degli enormi investimenti pubblicitari, inattuabili per i birrifici artigianali. In realtà però, negli ultimi anni, non è più così: diversi prodotti delle web-tv e i cortometraggi disponibili in rete (filmati spesso realizzati da autori ed attori autodidatti) hanno infatti costi di produzione bassissimi, ma annoverano decine di migliaia di visualizzazioni e stanno dunque aprendo nuove prospettive anche per il mercato della birra.

YouTube e pubblicità spontanea

Per comprendere le nuove possibilità pubblicitarie a basso costo offerte da internet (e le relative potenzialità), in particolar modo a beneficio dei birrifici artigianali medio-piccoli, è sufficiente collegarsi al portale YouTube e digitare, ad esempio, ‘Come aprire una birra senza l’apribottiglie?’. Il risultato della ricerca offre decine e decine di video al riguardo, alcuni dei quali con più di 100mila visualizzazioni che, nel mentre illustrano le varie alternative (dall’accendino alla forchetta passando per il foglio di carta), mettono in bella mostra i marchi di diversi prodotti brassicoli, dai più celebri a quelli di nicchia.

Verso un futuro digitale e inclusivo

Il rapporto fra birra e i prodotti audiovisivi, che ormai non sono solo più cinematografici o destinati alla televisione, è dunque in rapida evoluzione e muterà ancora in stretta connessione con la continua implementazione di nuovi strumenti informatici e lo sviluppo del web che sono destinati ad offrire sempre più possibilità pubblicitarie soprattutto ai piccoli produttori dell’antica bevanda.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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