La birra e il whisky insieme creano una grande esplosione di aromi
Nel variegato mondo delle bevande alcoliche le birre e i distillati, ad un primo sguardo, possono sembrare distanti e inconciliabili tra loro, soprattutto per quanto riguarda le loro caratteristiche organolettiche e aromatiche: come vedremo però non è così, ma procediamo con ordine. I prodotti brassati, declinati in una miriade di stili, hanno una propria utilità anche quando si tratta di reidratarsi oltreché essere ovviamente perfetti per una lunga sessione di chiacchiere e risate in compagnia durante i quali vengono gustati con vigorose sorsate.
Whisky e birra: due mondi diversi ma con punti in comune
I distillati invece sono prevalentemente delle bevande da dopo pasto, che vanno sorseggiate con lentezza e da consumarsi quasi in silenzio. Si bevono con piacere anche in solitudine magari leggendo un libro: questo consente di degustare al meglio l’assai corposo bouquet aromatico. Una distinzione che sicuramente è sempre valida ma fra questi due mondi esistono dei punti in comune in particolare se si analizza come nasce il più nobile dei distillati di cereali ovvero il whisky scozzese e lo si mette in relazione con la produzione delle birre anglosassoni.
Le origini del whisky scozzese
L’arte della distillazione arrivò in Scozia insieme a missionari cattolici durante il Medioevo: secondo gli studiosi infatti alcuni monaci di origine irlandese giunti nelle poco ospitali Highlands insegnarono l’arte di estrarre la massima qualità dai prodotti fermentati, ottenendo una bevanda da utilizzare come medicinale ma ottima anche per corroborare lo spirito. Questo poiché, nel corso della storia, i diversi popoli hanno sempre distillato il prodotto fermentescibile che avevano a disposizione in grande quantità: i francesi e gli spagnoli, per esempio, lavorano i loro vini di minor pregio per ottenere cognac, armagnac e brandy.
La lavorazione dei cereali e il ruolo della torba
I popoli caraibici, inoltre, tutt’oggi distillano la canna da zucchero per ricavarne rum e cachaça mentre in Messico ed in tutto il centro America mezcal e tequila si ottengono dalla lavorazione dell’agave salmiana: nella piovosa e fredda Scozia invece la materia prima alimentare di cui vi è sempre stata grande disponibilità è l’orzo. Il cereale, nei secoli scorsi, veniva fatto germinare su degli ampi pavimenti nelle distillerie per poi essere essiccato con l’esposizione diretta al fumo di un fuoco alimentato a torba: questo successivamente fuoriusciva dai tradizionali tetti a pagoda che ancora oggi costituiscono una caratteristica distintiva di questi edifici.
Processo di produzione: whisky e birra a confronto
A partire dagli inizi del ‘900 però, con l’aumento delle quantità di whisky in commercio, sono state sempre di meno le aziende di tutte le dimensioni che si sono autoprodotte il malto: tale processo oggi viene affidato a grandi maltifici che si avvalgono di moderne tecnologie e macchinari, che spesso sono i medesimi che lavorano quello per la birra. La torba utilizzata nei forni conferisce ai cereali note di fumo, fuliggine e cenere che andranno a comporre parte del bouquet aromatico del distillato: parallelamente, nel mondo brassicolo, alcuni malti denominati ‘peated’ (‘torbati’) vengono utilizzati per dare carattere a diverse birre britanniche.
L’arte dell’abbinamento tra whisky e birra
La parte iniziale del procedimento per la produzione del malto, inoltre, è comune sia per il whisky che per la birra e prevede questi passaggi: macinatura dell’orzo, macerazione, cottura, aggiunta di lievito e fermentazione. In pratica i produttori di whisky brassano una birra priva di luppolo. Questa parte del percorso per la loro creazione che fanno insieme alcuni prodotti brassicoli britannici e i conterranei whisky (lasciando da parte il discorso relativo alle birre barricate, ovvero quelle invecchiate in botti che in precedenza contenevano il distillato e alle quali abbiamo dedicato un articolo), rappresenta quindi il terreno ideale per il loro abbinamento.
L’equilibrio perfetto tra sapori e aromi
L’arte di saperli servire insieme si basa sulla conoscenza del delicato equilibrio di contrasti e complementarità del profilo aromatico del distillato che può includere note di vaniglia, caramello, frutta secca e spezie, ma anche di caffè e cioccolato: e proprio gli ultime due aromi sono peculiari di diversi prodotti brassicoli britannici per via della generosa maltatura a cui vengono sottoposti. Tale il motivo per cui i whisky trovano spesso un’affinità sorprendente con le molteplici sfaccettature sensoriali di alcune birre, specie se robuste e corpose come le stout: un’unione di sapori che permette di esaltare le qualità di entrambe le bevande, creando un’esperienza gustativa unica.
Cocktail che uniscono birra e whisky
A dimostrazione di questo vi è l’esistenza di alcuni cocktail assai diffusi oltremanica nei quali il whisky viene servito con la birra: un esempio è l’Irish Car Bomb, un grande classico dei pub irlandesi (che si può provare anche in Italia) noto per il suo carattere assai deciso. La preparazione è facile e veloce: per prima cosa si deve riempire un bicchierino con 1,5 cl di crema di whisky e 1,5 cl del medesimo distillato. Successivamente bisogna far cadere la piccola coppa all’interno di una pinta di birra, ovviamente di matrice irlandese: il drink quindi è pronto per essere gustato.
L’unione perfetta tra due icone alcoliche
Sebbene non sia un cocktail particolarmente elaborato, offre un modo diverso per gustare entrambe le bevande, ma soprattutto il contrasto tra il sapore dolce e cremoso dello shot e l’amaro della birra crea un’esperienza di gusto intrigante e piacevole che dimostra come sia possibile l’unione fra questi due iconici prodotti alcolici, in particolar modo fra quelli nati oltremanica.
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