Come cambia il settore birrario cinese tra artigianalità, tendenze globali e consumi delle nuove generazioni
La birra in Cina domina la classifica mondiale dei volumi di produzione
La birra in Cina: come sta evolvendo in questi anni il mercato interno del primo produttore mondiale delle bevande brassate? La scorsa settimana ci siamo soffermati a raccontare di come stia evolvendo il mercato della birra statunitense riportando anche le riflessioni fatte da alcuni produttori e addetti ai lavori della filiera in occasione di un convegno svoltosi qualche giorno fa a Indianapolis.
Stati Uniti che, a partire dagli anni ’90 del secolo sorso, hanno iniziato una rapida scalata nella classifica dei Paesi del mondo per quanto riguarda i volumi di birra prodotti annualmente e oggi occupano la seconda posizione della graduatoria alle spalle della sola Cina.
Il Paese asiatico però continua a mantenere ben salda la propria leadership: dai birrifici cinesi infatti, ogni anno, escono complessivamente qualcosa come 380 milioni circa di ettolitri di birra mentre quelli americani, per l’appunto al secondo posto, arrivano a 224 mln. Vediamo quindi come si sta sviluppando il mercato più importante del pianeta, i cui ricavi annui, secondo gli analisti, raggiungeranno i 5 miliardi di dollari entro la fine del 2027.
Le previsioni indicano inoltre una crescita annuale costante del 9% per il prossimo triennio: numeri e dati che dimostrano come i cinesi amino sempre di più le birre, soprattutto quelle artigianali.
Nuove generazioni e birre leggere: il ruolo di Millennials e Gen Z
Cina dove i Millennials e la Generazione Z rappresentano quasi la metà della popolazione: per questo motivo il consumo di alcolici a bassa gradazione sta guadagnando sempre più terreno, in linea con le tendenze internazionali che si stanno imponendo ovunque, anche in Italia.
In questo contesto si registra una crescente diffusione di birre artigianali di vario tipo, pensate per un pubblico sempre più disposto a spendere pur di gustare un prodotto di qualità: in particolare si osserva un aumento della produzione di bevande brassicole alla frutta, molto apprezzate soprattutto dal pubblico femminile.
Si tratta di un’altra analogia con i mercati europei: qui lo stesso avviene infatti con le ‘kriek’ belghe (birre alla ciliegia) e altri prodotti simili come, ad, esempio, quelli a base di castagne originari della Corsica oppure le birre italiane realizzate con l’uva (si tratta delle IGA, l’unico stile nostrano riconosciuto a livello internazionale).
La svolta premium della birra cinese
Negli ultimi 25 anni l’industria della birra in Cina ha attraversato profonde trasformazioni: dopo una rapida espansione nei primi anni 2000, la produzione ha toccato il suo apice nel 2013, con 50,6 milioni di tonnellate prodotte annualmente per poi calare a causa della contrazione dei consumi interni.
A partire dal 2017 però i grandi marchi nazionali e i birrifici artigianali emergenti hanno reagito puntando sul segmento premium, quello delle birre di alta qualità che garantisce margini di profitto più elevati (fino al 50% lordo e al 30% netto) rispetto alle bevande standard. Secondo la China Alcoholic Drinks Association, nel 2024 la Cina ha prodotto 37,9 milioni di tonnellate di birra, pari al 20% della produzione mondiale.
Il settore ha generato vendite per 26,6 miliardi di dollari, con un incremento dell’8,6% su base annua e ha registrato profitti per 3,7 miliardi di dollari, in crescita del 15% rispetto al 2022.
L’esplosione della birra artigianale e il ruolo degli investimenti
Il settore della birra artigianale cinese, a partire dal 2021, ha conosciuto una crescita rapida sostenuta da investimenti per oltre 150 milioni di euro: nel 2023, in modo particolare, le vendite sono passate da quasi 700 milioni di euro a sfiorare il miliardo, mentre il numero dei birrifici è quasi raddoppiato, salendo da 1.700 a 3.100. Nel 2025 si contano oltre 13.000 aziende legate alla birra artigianale la cui clientela, come visto, è costituita principalmente dai Millennials e dalla Generazione Z che insieme rappresentano circa la metà della popolazione cinese: seguono gli appassionati di prodotti brassati di qualità di ogni età e i consumatori di fascia alta, ciascuno con una quota stimata tra il 15% e il 20%.
Prezzi, consumo e nuove abitudini nei pub
In Cina, attualmente, il prezzo medio di una birra artigianale si aggira intorno ai 5-6 euro, con delle variazioni che, generalmente, oscillano tra i 4 e i 15 a seconda della popolarità del brand, della provenienza (importata o locale), del canale di vendita (pub o dettaglio) e della città. Queste dinamiche riflettono una crescente domanda di prodotti premium e distintivi (come le sopracitate birre alla frutta): un’evoluzione del mercato che rappresenta anche un’interessante opportunità per gli esportatori statunitensi di luppolo, malto e ingredienti speciali.
Un sondaggio nazionale condotto su 1000 pub, infine, ha rilevato un aumento del 12% delle richieste di acquisto di birra alla spina: un altro segno del passaggio verso prodotti di fascia alta, in linea con le aspettative dei consumatori in termini di qualità.
Quasi il 93% dei proprietari di pub prevede di mantenere o ampliare la propria attività, a testimonianza della fiducia nel futuro del settore: una filiera che si sta innovando sempre di più come dimostra anche il progetto della creazione di un prodotto realizzato con l’antica bevanda e il baijiu, ovvero il popolare liquore cinese patrimonio culturale nazionale.
Birra in Cina: tra crescita economica e gusto europeo
Come visto quindi la Cina sta vivendo un vero e proprio boom per quanto riguarda i prodotti brassicoli e questo è dovuto principalmente a due fattori quali il crescente potere d’acquisto medio della popolazione, legato all’esponenziale crescita dell’economia cinese e al continuo incremento della domanda di birre artigianali non solo nazionali ma anche europee che vengono percepite come prodotti di alta qualità.
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