HomeBirraDalla Puglia una storia di birra e solidarietà

Dalla Puglia una storia di birra e solidarietà

Un progetto che unisce inclusione sociale e tutela del patrimonio culturale

Birre d’abbazia italiane: l’esperienza unica del convento di Bitetto

Come tutti gli appassionati sanno, nel mondo esistono numerose birre d’abbazia e trappiste (le seconde esclusive degli 11 monasteri afferenti all’ordine cistercense e riconoscibili grazie ad un particolare sigillo apposto sulle bottiglie) realizzate da secoli soprattutto nei conventi belgi e tedeschi, ma anche in quelli inglesi, olandesi e austriaci. Da poco più di tre anni però ne esistono anche di italiane e queste sono nate con un duplice nobile obiettivo: aiutare ragazzi e ragazze diversamente abili ad inserirsi nel mondo del lavoro e, con i ricavi delle vendite, restaurare opere d’arte locali. Si tratta delle birre Iacobus, prodotte nel santuario Beato Giacomo Illirico da Bitetto situato nel piccolo centro in provincia di Bari.

La nascita del progetto e il ruolo dei frati

L’iniziativa è stata ideata durante il primo lockdown provocato dalla pandemia da frate Vincenzo Dituri: l’obiettivo è quello di promuovere l’integrazione di uomini e donne portatori di disabilità e, allo stesso tempo, contribuire alla conservazione dei beni culturali presenti sul territorio. Il progetto, entrato nella fase operativa a fine 2022, vede coinvolti ragazzi e ragazze dell’associazione ‘Adelfia in cammino’ che si occupa di creare un ambiente pieno di vita per persone con disabilità: “L’iniziativa ha trovato nel lavoro di padre Vincenzo l’opportunità di regalare alle persone che segue un’esperienza unica, ovvero produrre birra. I frati sono particolarmente giovani, li vedono come degli amici e si sentono importanti” ha spiegato Cinzia Corsano, presidente dell’associazione.

Il birrificio all’interno del convento

Dalla collaborazione è nato ‘Boccale solidale’, il microbirrificio che produce le birre Iacobus: tutte le attrezzature necessarie per la realizzazione dell’antica bevanda sono state installate nelle antiche cucine del convento di Bitetto dove il beato Giacomo Varignez cucinava per i più poveri e gli altri frati. Una realtà che, almeno per il momento, è concentrata quasi solamente in una stanza dove vengono prodotti 29,88 ettolitri all’anno di birra che, come riportato da varie fonti, hanno ottenuto fin da subito un grande apprezzamento: un’ottima base di partenza per la crescita del progetto.

Un sogno che guarda lontano

Frate Vincenzo infatti, con una certa emozione, ad alcune testate pugliesi ha spiegato: “Ci piacerebbe che questo diventasse un vero e proprio lavoro e poter così assumere uno o più ragazzi e ragazze. Per farlo c’è bisogno di maggiore stabilità economica perché ad oggi ancora ci si autofinanzia: il successo raggiunto è già per noi motivo di orgoglio, soprattutto siamo felici di poter dare uno scopo a questi ragazzi e se possibile faremo molto di più”. I primi beni storico-artistici dei quali è stato finanziato il restauro sono quelli dei conventi di Puglia e Molise esclusi dai piani di finanziamento nazionali: questa doppia importante missione sociale e culturale della Iacobus riflette la vita stessa di Giacomo Varingez.

L’eredità del beato Giacomo e il coinvolgimento dei giovani

Quando egli infatti arrivò a Bari dalla sua città natale (Zara, Croazia) iniziò ad unire alla mansione di cuoco in convento quella della “limosina” (opere di carità) a sostegno dei numerosi poveri che incontrava a Bitetto e nei paesi limitrofi, soprattutto dopo l’epidemia di peste del 1483. Prima dell’avvio del progetto i tre frati che si occupano della produzione e i ragazzi dell’associazione Adelfia (venti circa, affetti da diverse patologie che sono impiegati nelle operazioni di confezionamento ed etichettamento) hanno seguito dei corsi per imparare tutti i segreti della fermentazione dei cereali e degli altri passaggi indispensabili per produrre la bevanda (il luppolo utilizzato viene coltivato nel grande orto all’interno del convento).

Inclusione sociale e tutela dei beni culturali

In una lunga intervista rilasciata ad alcune testate giornalistiche, padre Vincenzo Dituri ha spiegato: “Tutto è nato come un gioco ma ora lo portiamo avanti spinti dalla solidarietà, dalla volontà di favorire l’integrazione degli uomini e delle donne che vi prendono parte e dal desiderio di dare il nostro piccolo contributo alla tutela del patrimonio culturale del nostro territorio”.

Una gamma brassicola in continua espansione

Ad oggi nel convento vengono realizzati sei diversi stili brassicoli: lager, pilsner, India pale ale, American pale ale, stout e weiss. La vendita, con ogni probabilità solo per momento dato il continuo aumento della richiesta, avviene esclusivamente nel piccolo negozio presente all’interno del convento.

Un futuro che si costruisce giorno dopo giorno

Come sottolinea la presidente di ‘Adelfia in cammino’ Cinzia Corsano infatti: “Al di là della produzione, quello che maggiormente ci colpisce è l’interesse ed il grande sostegno che riceviamo da parte della comunità”. Un progetto che sembra quindi destinato a crescere sempre di più e a poter così aiutare un numero maggiore di uomini e donne con disabilità. L’iniziativa guarda al futuro con l’obiettivo di poter consolidare il proprio modello di inclusione sociale e di riuscire ad ampliare le proprie attività: questo consentirebbe anche di contribuire maggiormente alla conservazione del patrimonio artistico-culturale locale.

Boccale solidale: il gusto della condivisione

‘Boccale solidale’ infatti è molto più di un birrificio artigianale: si tratta di un laboratorio inclusivo, un luogo nel quale ogni sorso di birra ha il sapore della solidarietà e dell’accoglienza. Un esempio virtuoso di come si possa fare una piccola impresa creando valore sociale e offrendo opportunità concrete a persone con disabilità, anche producendo birra: la bevanda che per eccellenza incarna il concetto di collettività e condivisione.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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