C’era da aspettarselo, e infatti è successo: una delle tante ripercussioni economiche della Brexit è il robusto calo della richiesta di generi alimentari legati alla dieta mediterranea.
Sono proprio i prodotti più tipici del “mangiare italiano e Mediterraneo” a fare le spese del cambiamento politico e amministrativo avvenuto nei mesi scorsi.
Secondo le statistiche diffuse da Coldiretti la pasta ha subito un vero e proprio tracollo facendo segnare un -28% di esportazione, l’olio extravergine di oliva italiano un corposo -13 e la salsa di pomodoro un altrettanto importante -16%.
Cali che sono ben più consistenti di quelli comunque registrati da tutti agli altri prodotti italiani: vini e spumanti hanno limitato le perdite al 7%; più o meno sullo stesso livello il calo dell’export dei formaggi, che si attesta al 9%.
Non si tratta ovviamente di un cambio repentino di gusto degli inglesi legato alle scelte politiche, ma di una fisiologica flessione (forse anche solo temporanea, almeno questa la speranza di molti), dovuta alle nuove difficoltà doganali e amministrative legate all’uscita del Regno unito dall’Europa. Le nuove procedure doganali e le nuove burocrazie, più complesse e onerose, hanno causato un aumento dei prezzi che ha ulteriormente contribuito ad affossare il mercato.
Questa crisi, secondo Coldiretti, potrebbe anche aggravarsi; il calo della disponibilità e l’aumento dei prezzi dei prodotti italiani potrebbe infatti aprire la strada a prodotti falsi e contraffatti, ma commerciati da società più abili nell’adeguarsi ai nuovi standard o che proprio in virtù della contraffazione riescono a garantire prezzi più bassi (come peraltro già successo e già succede regolarmente anche in assenza di nuove cause scatenanti).
Appare dunque a rischio il consolidato quarto posto della Gran Bretagna nella classifica dei paesi importatori di prodotti italiani, nella quale primeggia la Germania seguita da Francia e Stati Uniti.




