In Corea del Nord, per i pochi cittadini che se lo possono permettere e per gli stranieri, è stata inaugurata la prima birreria del paese.
Uno dei regimi più autoritari e chiusi di tutto il pianeta, un Paese nel quale è pressoché impossibile entrare se non dopo aver ottenuto un visto diplomatico o turistico rilasciato direttamente dal governo: un territorio nel quale almeno un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà e circa 11 milioni di abitanti, secondo una stima delle le Nazioni Unite, sono denutriti.
Questa, in estrema sintesi, è la Corea del Nord, che, in questi giorni, ha fatto parlare di sé per una notizia legata alla birra: nella capitale Pyongyang ha infatti aperto i battenti un nuovo locale in stile occidentale, il primo specializzato nella vendita della bevanda brassata, quella prodotta localmente: si tratta della Taedonggang Beer. Per capire di cosa stiamo parlando, basta dare un’occhiata all’ultimo video diffuso dal governo nordcoreano.
La clip illustra gli interni del ‘Hwasong Taedonggang Beer Restaurant’, costruito in Rimhung Street, come spiega la responsabile del locale: “Grazie al nostro rispettato segretario generale” (il riferimento è ovviamente al presidente Kim Jong Un). Si intravedono tavolini affollati da decine di clienti, un tavolo da biliardo, bicchieri stracolmi di birra e cibo a volontà disposto su lunghi tavoli di legno, il tutto in un’atmosfera elegante.
“Il nostro ristorante di birra Hwasong Taedonggang è disposto su due piani e dispone di numerose spillatrici, sale separate e balconi: in tal modo i nostri clienti possono divertirsi come preferiscono”, ha dichiarato la signora Gang Bong Suk, direttrice del ristorante destinato all’élite nordcoreana e ai pochi stranieri ammessi entro i confini nazionali.
Nell’ambito di uno sforzo che ha come obiettivo quello di mostrare all’estero il volto più moderno e apparentemente occidentalizzato della capitale, negli ultimi due anni il governo ha infatti costruito tre nuovi sobborghi e vari grattacieli, compreso il Hwasong dove si trova il locale.
La nuova birreria, come detto, ospita il marchio Taedonggang Beer, ma pare, come riportato da alcune fonti, che offra anche birre internazionali, soprattutto cinesi e russe, ovvero quelle di due dei pochi Stati che intrattengono rapporti con il regime della famiglia Kim.
La birra Taedonggang prende il nome dal fiume che attraversa il centro di Pyongyang e la sua storia è a dir poco particolare: tutto è iniziato nel 2000, ovvero quando l’Ushers Brewery, un birrificio britannico della cittadina di Trowbridge, è stato costretto a chiudere i battenti. Ma cosa c’entra la Corea del Nord con una birreria inglese?
C’entra eccome dato che, dopo 175 anni di attività, l’azienda fu messa all’asta ed il vincitore fu Kim Jong Il, padre dell’attuale presidente in carica della Nord Corea che mise sul tavolo 1,5 milioni di sterline. Risultato: l’intero birrificio, con tanto di macchinari e componenti, fu smontato e spedito in estremo oriente, per l’appunto a Pyongyang, dove fu ricostruito grazie all’aiuto di esperti russi.
Tempo un anno e, nel 2001, la Corea del Nord riorganizzò quanto acquistato nella Taedonggang Brewing Company, che sarebbe presto diventata la produttrice nordcoreana numero uno del Paese essendo, per ovvi motivi, quella maggiormente legata e quindi pubblicizzata dal regime che controlla tutte le attività del territorio.
Iniziò a vendere le proprie bevande in patria, ma, in seguito, avrebbe esportato anche in Cina e Corea del Sud (qui però solo durante gli anni della distensione dell’era della cosiddetta ‘Sunshine Policy’, durata dal 1998 al 2008 quando cambiò il governo sudcoreano e, di conseguenza, mutarono le linee guida riguardanti la politica estera).
Oggi, molto popolare anche tra i pochi stranieri che possono entrare in Corea del Nord, la Taedonggang viene venduta nei bar, nei ristoranti, negli hotel e nei grandi magazzini. Piccola curiosità: nel 2016 l’azienda ha organizzato il primo (e a quanto pare ultimo) festival della birra nordcoreana riuscendo a richiamare, secondo alcune fonti, più di 45mila persone tra stranieri e locali.
La Taedonggang, prodotta con orzo nordcoreano e acqua prelevata dagli affluenti sotterranei dell’omonimo fiume, è disponibile in più versioni: per riconoscerle non bisogna però leggere il nome della birra, che rimane sempre lo stesso, bensì il numero che segue la parola.
Abbiamo così la No.2 che si presenta con un’abbondante schiuma ed è la più popolare del Paese. Troviamo quindi la più recente No.8: si tratta di una versione ipocalorica, con un basso contenuto di zucchero e pochissime calorie. E ancora: la No.1 caratterizzata da note maltate e amare e la numero 7, scura e aromatizzata al cioccolato.
“La birra non è pastorizzata, il che significa che è meglio consumarla più vicino alla data di produzione, ma è comunque una buona birra, in particolare se paragonata ad alcune birre acquose popolari in Corea del Sud”, ha scritto Gareth Johnson di Young Pioneer Tours, una delle poche agenzie di viaggio ammesse nel Paese.
Doveroso ribadire infine come in Corea del Nord la birra non è per tutti: questo sia perché l’alcolico prediletto è il liquore ‘soju’ (del quale abbiamo parlato recentemente), sia e soprattutto per il costo della bevanda, abbordabile soltanto per una piccola parte della società nordcoreana e per i pochi stranieri presenti nel Paese.




