Oggi andiamo alla scoperta dell’Estremo con il nostro wine lover, che ci spiega la storia dietro a questo nome e non solo.
Vino simbolo e storico, ovvero trebbiano toscano, rossetto (trebbiano giallo) e malvasia puntinata del Lazio. Nello stesso areale nasce anche questo “Estremo”, stesse uve da vigne di 50/60 anni a 300 metri di altitudine, macerate 5 giorni in cemento, per poi maturare 6 mesi in vetroresina, senza solfiti aggiunti come da prassi.
Il vino è stato fortemente voluto da Remo Bartolomei (da qui il nome composto da “Est” e “Remo”), proprietario delle vigne che per vinificare si è appoggiato all’Agricola Il Vinco di Montefiascone (di Daniele, Marco e Nicola, altra azienda da tenere d’occhio), avendo la cantina a Viterbo ancora in costruzione.

Come potete immaginare, l’Estremo ha la carta d’identità del vino naturale fuori e dentro, infatti ha un colore oro antico tendente all’arancio, mentre i profumi ti “afferrano” con note di ginestra, agrumi, albicocche, finocchietto selvatico, nocciola, su una base piacevolmente balsamica. Al palato è molto diretto, sincero, con una buona freschezza e un carattere che richiama i vini che si bevevano un tempo nelle osterie a fianco di pane salame e formaggio, depurato da quei difetti che sovente si incontravano e con in più una maggiore armonia e ricchezza espressiva. Una strada che potrebbe contribuire a ridare un volto a una denominazione che si è andata perdendo nel tempo, come è accaduto per molte altre nel Lazio, ma questi vini per ovvie ragioni non possono avvalersi della DOC, cosa che, però, non credo preoccupi nessuno di loro.
Valutazione persona 🌕🌕🌕🌗




