HomeBirraGiro del mondo in birra: Georgia e il birrificio Natachtari

Giro del mondo in birra: Georgia e il birrificio Natachtari

Il nostro tour torna in Europa, facciamo tappa in Georgia. Paese in cui la birra, da sempre, fa parte della cultura e delle tradizioni popolari.

Nelle ultime due tappe, il viaggio alla scoperta dei produttori e dei prodotti brassicoli realizzati in ogni angolo del pianeta ha fatto visita ad altrettanti Paesi dell’Africa, Gabon e Gambia, Nazioni che presentano molte differenze da tutti i punti di vista, anche per quanto riguarda la produzione birraria.

Ancora più diverso, per motivi storici, culturali e geografici, è il panorama brassicolo che ci si presenta questa settimana: il viaggio infatti torna in Europa, in Georgia, l’ex Repubblica sovietica situata fra il mar Nero ed il Caucaso che, seppur maggiormente rinomata per i vini, presenta un’ ampia e variegata produzione dell’antica bevanda.

Le peculiarità del settore birrario georgiano sono quelle di essere dominato da piccoli birrifici (anche di proprietà di colossi del settore come Efes e Castel, fatto che non impedisce loro di non trasformarsi in birrifici industriali) e di essere un comparto molto giovane che deve ancora sviluppare del tutto le proprie potenzialità.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare partendo da quest’ultimo aspetto, in Georgia la birra, da sempre, fa parte della cultura e delle tradizioni popolari, specie nelle zone collinari e montuose dove, per ragioni climatiche e territoriali, non è possibile dedicarsi alla viticultura che invece è un’importante risorsa per le regioni più vicine alle coste del mar Nero come l’Abcasia.

STORIA DELLA BIRRA GEORGIANA

La storia della birra georgiana è infatti iniziata in queste aree, alcune delle quali situate a pochi chilometri di distanza da dove oggi sorge la capitale Tbilisi: qui gli scavi archeologici hanno portato alla luce diversi strumenti da lavoro, riconducibili alla lavorazione del grano ed alla produzione della bevanda, risalenti al VII-VI secolo a.c.

Già gli antichi greci avevano infatti avuto modo di apprezzare l’abilità nella coltivazione dei cereali da parte delle popolazioni che abitavano queste terre: al loro lavoro si lega il fatto che, nelle aree settentrionali del Paese, fin dall’antichità la birra è la bevanda tradizionale per eccellenza. Basti pensare che, nella regione storico-etnografica della Cevsuria, solo bevendo birra i ragazzi, dai 14 anni in su, venivano riconosciuti dalle comunità come dei veri uomini.

Questo bagaglio storico-culturale, è uno dei fattori alla base del fatto che in questo Paese, con meno di quattro milioni di abitanti, si registrino consumi più elevati rispetto a quelli riportati per le altre Nazioni dell’area caucasica: secondo il ‘World beer index 2021’ infatti, per esempio, mentre in Georgia si consumano ogni anno 93 litri pro capite della bevanda, nella vicina Armenia ci si ferma a 36, ovvero poco più di un terzo.

Proprio il fatto che la birra fa parte della cultura georgiana, ha fatto sì che, a partire dall’inizio degni anni novanta dello scorso secolo, ovvero da quando ha ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica, si sia assistito alla costante nascita di numerosi microbirrifici: una particolarità di molti di questi è quella di possedere un brewpub, situato nei pressi del birrificio, dove far degustare le birre prodotte dalla casa, una tipica usanza britannica.

Anche in Georgia quindi, nel corso degli ultimi decenni, ha preso sempre più piede quel fenomeno noto come ‘craft beer revolution: qui con maggiore forza rispetto ad altre parti del mondo dato che sono proprio i prodotti autoctoni ad essere quelli maggiormente apprezzati dai georgiani.

birra Natachtari

Uno dei capostipiti di questo movimento, è stato il birrificio Natachtari fondato nel 2005 nell’omonimo villaggio che sorge a circa venti chilometri da Tbilisi: per produrre le proprie birre, e altre bevande, utilizza le pure acque che sgorgano dalle sorgenti delle vicine colline.

Dal 2008 è di proprietà del gruppo turco Efes: questo non gli ha impedito però di continuare la propria produzione secondo i canoni che definiscono un birrificio come artigianale e autoctono (regole vigenti in tutto il mondo e che riguardano, fra le altre cose, le tecniche di produzione e le dimensioni della stessa).

Una delle birre più rinomate della casa è la Natachtari 34: si tratta di una pils con una gradazione del 4,7% la cui ricetta prevede l’utilizzo di tre tipi di malto e quattro di luppolo. Realizzata con materie prime locali, si presenta di un giallo dorato con una sottile schiuma ed offre al palato un aroma leggermente dolce.

Come sottolineato in precedenza, quello che colpisce del panorama brassicolo georgiano è la presenza di numerosi microbirrifici con annesso brewpub dove far provare ai clienti le proprie produzioni: questo si verifica soprattutto nella capitale Tbilisi, città moderna e dinamica.

Fra gli altri, citiamo il Golden Mug che produce una light lager, una dark lager e una red ale secondo le tradizioni ceca ed inglese: queste possono essere degustate nel breewpub di proprietà che, come arredamento, ricorda quello dei ‘beergarten’, ovvero ‘i giardini della birra’ tedeschi.

Golden Mug, Georgia

Per capire bene la portata della ‘craft beer revolution’ georgiana, è sufficiente fare un giro sul portale ‘Rate beer’ e scorrere il lungo elenco di piccoli birrifici nati nel Paese negli ultimi anni: un movimento giovane e dinamico che, partendo dagli stili classici, rinnova le ricette e propone birre artigianali realizzate impiegando materie prime locali.

Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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