Per la birra artigianale italiana è stato un 2024 positivo?
Per rispondere al quesito posto dal titolo di questo articolo in maniera completa e senza ombra di dubbio corretta, sarà necessario attendere i primi mesi del 2025, ovvero quando saranno stati pubblicati tutti i dati relativi al settore. Alcuni elementi però sono già noti e quindi si può dare una prima valutazione partendo dalle aspettative che in molti condividevano a gennaio 2024.
Il 2023 aveva fatto registrare una brusca e forse non del tutto inattesa frenata del comparto: era stata infatti registrata una contrazione del valore delle vendite pari al 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente dovuta alle mutate abitudini di consumo.
Gli ultimi due trimestri dell’anno precedente, inoltre, avevano visto diminuire le esportazioni del 7,4% se confrontate a quelle della prima metà del 2022: un trend che, secondo le previsioni, sarebbe potuto proseguire nei successivi dodici mesi, anche e soprattutto per la maggiore tassazione sui prodotti d’importazione stabilita da alcuni governi europei, quello britannico in primis
I cambiamenti climatici, da alcuni anni, minacciano la birra italiana con maltempo e siccità che causano gravi danni ai raccolti d’orzo rendendo sempre più necessarie misure di sostegno alle imprese: queste sono indispensabili per tutelare un settore dalle elevate potenzialità che sta diventando sempre più importante anche per la crescita dell’economia nazionale.
Gli effetti del clima infatti, durante tutto il 2023 e in diverse aree della penisola, hanno penalizzato soprattutto l’orzo, facendo calare drasticamente le rese, anche del 5% rispetto ai raccolti precedenti: unica nota positiva il fatto che, nonostante questo, il prodotto si era sempre presentato di ottima qualità.
Una serie di fattori che non lasciavano dunque presagire nulla di buono per il 2024: queste problematiche infatti potevano diventare tutte strutturali, mettendo in pericolo la crescita della filiera della bevanda 100% italiana, dal campo alla tavola. Uno scenario davvero cupo che, a posteriori, almeno in parte, si può affermare non essersi verificato poiché il 2024 ha portato anche degli elementi positivi per il comparto brassicolo nostrano.
L’incertezza è stata superata grazie alla consapevolezza di dover convivere con problemi vari (aumento dei prezzi, instabilità internazionale e ridefinizione di alcune dinamiche interne alla filiera nazionale) che non rendono la vita più facile, ma quanto meno lasciano la possibilità ai produttori di organizzarsi secondo le proprie possibilità economiche per provare a superarli.
Un aspetto da tenere sempre in considerazione analizzando il panorama birrario nostrano, inoltre, è il fatto che si tratta di un settore relativamente giovane, piccolo e dinamico, che in trent’anni ha sfruttato solo parte delle proprie potenzialità, che devono essere ancora esplorate fino in fondo.
Lo dimostra il fatto che, in effetti, alcuni birrifici hanno chiuso i battenti come si temeva, ma, allo stesso tempo, non sono mancati nuovi investimenti, talvolta anche ingenti, che fanno ben sperare per il futuro: questi, in alcuni casi, hanno ridato linfa vitale proprio ad alcuni marchi che, a loro volta, avevano preannunciato la chiusura.
Un primo importante segnale in tal senso era arrivato già a febbraio, quando il birrificio Baladin aveva annunciato la partenza di un progetto di finanziamento collettivo con l’obiettivo di entrare in una nuova fase di sviluppo aziendale, caratterizzata da numerosi nuovi progetti: l’iniziativa di Baladin ha raggiunto i 5 miliardi di euro dimostrando che nel settore c’è ancora spazio per degli investimenti importanti.

Lo sviluppo della filiera brassicola nazionale – un concetto che appena un decennio fa era quasi fantascienza, ricordiamolo sempre – è quindi andato avanti grazie soprattutto agli importanti progetti di finanziamento inaugurati fra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024.
Negli ultimi dodici mesi, inoltre, i convegni dedicati alla filiera italiana della birra sono aumentati in maniera esponenziale, segno che si sente l’esigenza di un aggiornamento continuo su un argomento che sta evolvendo in maniera velocissima.
L’anno, infine, si è concluso con la novità delle accise, per le quali sono stati confermati gli sconti attivi già nel 2022 e nel 2023, ma in una forma strutturale che offre la possibilità al comparto di compiere un passo avanti molto importante verso nuovi orizzonti ancora inesplorati.
Gli emendamenti approvati dal governo infatti innalzano dal 40 al 50% lo sconto delle accise per i microbirrifici sino a 10.000 ettolitri di produzione annua e confermano la riduzione del 30% per le aziende che arrivano ad un massimo di 30.000 ettolitri e del 20% per quelli che, sempre annualmente, non superano i 60.000 hl.
La nuova disciplina fiscale fornirà ossigeno a tutta la filiera in un periodo storico non facile, ma soprattutto consentirà di operare senza l’incognita di dover vedere o meno confermati gli sconti tra dodici mesi (un timore che, fino a quest’anno, si palesava costantemente ad ogni mese di dicembre).
La notizia, in senso più ampio, dimostra che le istanze dei produttori artigianali sono state pienamente comprese dal mondo della politica: un altro segnale che conferma quanto il settore sia lontano dal suo tramonto nonostante tutte le difficoltà degli ultimi mesi.




