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Il nuovo anno per la birra italiana

Cosa dobbiamo aspettarci dal 2025 per la birra artigianale italiana dopo un 2023 assai negativo e un 2024 andato meglio del previsto?

Prima di vedere quali sono gli sviluppi attesi dagli addetti ai lavori per quanto riguarda il comparto brassicolo italiano nel 2025, rivediamo brevemente quanto accaduto nei due anni precedenti, che, per la birra nostrana sono stati ricchi di difficoltà di varia natura: problematiche dovute soprattutto al contesto economico e ai cambiamenti climatici.

Il 2023, nei primi sei mesi, ad esempio, ha fatto registrare una contrazione delle vendite pari al 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2022: nei due secondi trimestri, inoltre, le esportazioni sono diminuite del 7,4% rispetto alla seconda metà dell’anno precedente.

A questo si è unito l’aumento generalizzato dei prezzi per il consumatore finale, a cui si è aggiunto quello dei costi di produzione: hanno pesato maggiormente sul lavoro dei birrifici l’aumento del prezzo del vetro (+20%), del malto d’orzo (+44%),del mais (+39%) e dell’alluminio (+20%).

Tutti fattori che non lasciavano presagire nulla di buono per il 2024: l’incertezza però è stata superata, in modo particolare grazie alla consapevolezza di dover convivere con problemi vari che non rendono di certo la vita più facile ma quanto meno lasciano la possibilità ai produttori di organizzarsi secondo le proprie possibilità economiche per provare a superarli.

Un grosso aiuto in tal senso è arrivato dalla commissione agricoltura del governo che ha confermato gli sconti sulle accise attivi già nel 2022 e nel 2023: la novità più significativa è che questa volta lo sono in forma strutturale, motivo per il quale non si dovrà attendere la conferma a fine 2025 per i dodici mesi successivi.

Questo offre la possibilità alla filiera di compiere un passo in avanti molto importante, verso nuovi orizzonti ancora inesplorati: i fondi che non finiranno nelle casse dello Stato potranno infatti essere gestiti per programmare, per esempio, interventi di ammodernamento dei birrifici da realizzare anche in più anni.

Gennaio quindi, come sempre, è costellato di speranze, aspettative e di qualche timore: l’aspetto più importante da cui parte il nuovo anno, senza dubbio, risiede però nel fatto che il settore è sempre vitale e propenso a mettersi in gioco, come dimostrano le novità lanciate nel 2024 (ad esempio i progetti di autofinanziamento).

Il 2025, probabilmente, proseguirà con lo stesso andamento, ovvero alternando alti e bassi, nel tentativo della filiera di continuare il proprio sviluppo: non mancheranno le chiusure, che hanno caratterizzato l’ultimo biennio ma neppure numerosi nuovi interessanti progetti destinati a infondere linfa vitale e ottimismo a tutto l’ambiente.

La birra artigianale italiana infatti vive un periodo di parziale stallo causato dalle difficoltà citate in precedenza: sarà compito di tutti gli addetti ai lavori trovare le migliori soluzioni che, quando e dove possibile, saranno sostenute anche da nuove risorse economiche.

Abbiamo menzionato le chiusure, delle quali si ha una percezione sempre limitata a causa dell’assenza di dati certi: per farci un’idea di quello che sta succedendo e che presumibilmente continuerà anche nel 2025, dobbiamo quindi affidarci a notizie sparse e aggiornamenti non ufficiali.

Senza dubbio diversi birrifici e locali come ‘beer shop’ e birrerie (abbiamo avuto modo di parlarne in un recente articolo) si trovano ad attraversare un periodo assai complicato, che molto probabilmente proseguirà anche nei prossimi mesi, suggerendo a qualcuno di chiudere i battenti.
Come accaduto nel corso del 2023 e del 2024 quindi diversi produttori abbasseranno le saracinesche ma in molti lo faranno anche per cause fisiologiche: le chiusure negli anni post-pandemia, infatti, hanno riguardato quasi sempre progetti poco più che hobbistici.

In altri casi si è trattato di progetti finiti, senza alcuna possibilità di svilupparsi ulteriormente anche per motivi non strettamente economici: una delle ragioni, ad esempio, è stata l’impossibilità di un ricambio generazionale all’interno delle realtà produttive più piccole o a conduzione famigliare.

In altre parole si sta verificando quella ‘selezione naturale’ che diversi analisti avevano previsto da tempo come risposta alla quasi completa saturazione del mercato italiano: una situazione causata dall’ormai capillare presenza di birrifici di dimensioni medio-piccole lungo tutta la penisola che propongono un numero sempre più cospicuo di referenze brassicole.

Questo nuovo contesto, che segue le rigide regole del mercato, è stato originato da un’errata valutazione da parte di numerosi mastri birrai e piccoli investitori: essi infatti ritenevano che sarebbero state avvantaggiate le realtà produttive con le birre migliori anziché quelle economicamente più solide e in grado di elaborare nuove idee per adattarsi alle richieste dei sempre più numerosi appassionati dell’antica bevanda.

Un primo indizio su come starà andando il 2025 lo avremo a febbraio, in occasione della fiera Beer&Food Attraction di Rimini, che già lo scorso anno fornì indicazioni piuttosto chiare sull’andamento del mercato, sia per quanto riguardava le vendite nella penisola che le esportazioni.

I primi dati infatti lasciarono intendere come, contrariamente alle fosche aspettative figlie di un 2023 assai negativo, sarebbe stato un anno che avrebbe regalato anche qualche buona notizia alla filiera (e non vi era ancora alcun sentore del fatto che sarebbe diventato strutturale il taglio delle accise).

Per tutte queste ragioni, in sintesi, non si può prevedere con esattezza cosa riserverà il 2025 alla birra artigianale italiana dato che è appena trascorso un biennio durante il quale tutto il settore (a partire dalle coltivazioni di cereali) ha sofferto molto, ma ha anche messo in campo nuove idee e nuove risorse per rilanciarsi.

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