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Le Italian pils diventano uno stile internazionalmente riconosciuto

Le Italian pils diventano il secondo stile birrario italiano ufficialmente riconosciuto anche a livello internazionale.

Al termine di un anno contrassegnato da diverse difficoltà per la filiera birraria italiana, dagli Stati Uniti arriva una buona notizia per il blasone del settore. Un secondo stile di birra la cui ricetta è stata ideata in Italia, infatti, è stato riconosciuto in via ufficiale a livello internazionale: si tratta delle ‘Italian Pils’.

Il primo (a partire dal 2015), e finora unico, è invece quello delle IGA, ovvero le ‘Italian Grape Ale’: sono le birre che contengono una percentuale di uva, mosto o mosto cotto. Si collocano nella terra di mezzo fra il mondo del malto e del luppolo e quello del vino ed in Italia hanno trovato una rapida diffusione: questo grazie all’antica vocazione nostrana per il vino ed alla grande vivacità del settore brassicolo specie in questi ultimi anni.

La storia della bevanda tipo pilsner nel nostro Paese iniziò quando il mastro birraio Agostino Arioli del Birrificio Italiano decise di provare a creare qualcosa che in parte ricordasse le birre tipiche della Boemia ma che, al contempo, avesse dei propri tratti unici e distintivi.

Era il 1996 e la sua intenzione, in realtà, era quella di rifarsi maggiormente alle bevande brassate della tradizione tedesca (in modo particolare della regione settentrionale della Frisia): proprio questo mix di idee alla base del suo lavoro lo avrebbe portato a creare qualcosa di assolutamente innovativo, che avrebbe riscosso un immediato grande successo lungo tutta la penisola.

Seguendo delle metodologie tutte sue, infatti, decise di reinterpretare la tecnica inglese del ‘dry hopping in cask’ che prevede l’aggiunta di fiori di luppolo essiccati durante la maturazione nelle botti: lui, per la prima volta, scelse di utilizzarli in forma di pellet e ne inserì una bella manciata all’interno dei suoi fermentatori, dando vita a qualcosa di unico, mai realizzato prima.

Nacque quindi un prodotto profondamente diverso dalle classiche Pils: quelle tedesche e boeme infatti non sono sottoposte al processo della luppolatura a freddo a causa dell’’Editto della Purezza’ (Reinheitsgebot) che ne vieta la pratica. Le Italian pils, per questo motivo, presentano una fragranza aromatica superiore sia al naso che al palato, che è accompagnata da delle importanti note maltate: a queste si uniscono le sfumature speziate ed erbacee tipiche delle classiche pilsner della Germania e della Boemia.

Ben presto l’interesse per questa birra made in Italy varcò i confini nazionali per raggiungere anche gli Stati Uniti: già nei primi anni duemila infatti diversi birrifici americani cominciarono a confrontarsi con il sotto-stile italiano, ammaliati principalmente dalle sensazioni gustative che regalava loro la ‘Tipopils’ del Birrificio Italiano, la capostipite di questa nuova ricetta brassicola.

Da allora la loro fama all’estero ha continuato a crescere, fino alla notizia pubblicata la scorsa settimana, che segna il raggiungimento di un traguardo di grande importanza per la filiera birraria artigianale nostrana: le Italian Pils sono ufficialmente entrate nelle ‘Style Guidelines’ della Brewers Association e quindi sono a tutti gli effetti uno stile birrario riconosciuto a livello internazionale.

Brewers Association

La Brewers Association (l’associazione dedicata ai piccoli e indipendenti birrai americani) dal 1979 infatti pubblica le ‘Linee guida sugli stili di birra’ che rappresentano una risorsa di riferimento per appassionati, mastri birrai, giudici nei concorsi e organizzatori di competizioni: questo, senza dubbio, è anche un modo per celebrare la grande diversità della birra a livello globale.

L’ultima edizione della guida è stata presentata mercoledì 13 novembre e la novità più importante è proprio l’introduzione di un nuovo stile denominato ‘Italian-Style Pilsner’. La tipologia quindi ha trovato un’ulteriore consacrazione grazie alla Brewers Association che la presenta con queste parole:

‘Queste birre combinano gli elementi tipici delle tradizionali German Pils con una significativa aggiunta di luppoli nobili a freddo: il risultato è una Lager leggera e rinfrescante, con un elegante aroma erbaceo al posto delle aggressive note fruttate o tropicali riscontrabili in molte American e West Coast IPA che vengono prodotte con la tecnica del ‘dry hopping’. La fusione tra le tradizioni europee e le innovazioni americane fa sì che queste birre emergano come uno stile a sé stante’.

Per quanto riguarda invece le caratteristiche dettagliate dello stile, nella guida viene riportato: ‘Colore: dal giallo paglierino al dorato. Limpidezza: elevata. Aromi: aromi dolci di malto presenti a bassi livelli, possono essere presenti anche sentori biscottati. Gli aromi di luppolo sono intensi e aromatici, derivanti dal ‘dry hopping’ effettuato con luppoli di alta qualità. Profumi: fruttati, floreali e pepati. Amaro percepito: da medio ad alto. Corpo: da medio-leggero a medio. Schiuma: particolarmente densa, bianchissima e persistente’.

Ora sarà interessante vedere chi vincerà il primo premio della neonata categoria delle ‘Italian-Style Pilsner’ alla World Beer Cup 2025 (premiazione il 1° maggio a Indianapolis) considerando il fatto che ormai sono tanti i birrifici non solo americani, ma anche europei, che propongono una o più Italian Pils.

Il dato di fatto sul quale non vi è dubbio è invece che si tratta di un riconoscimento di grande importanza per tutto il movimento birrario italiano: un premio all’abilità dei mastri birrai della penisola nel combinare tradizione ed innovazione. Un passaggio che contribuirà anche alla diffusione della birra artigianale nostrana in tutto il modo.

Redazione ApeTime
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