Il luppolo americano: storia, tipologie e caratteristiche
Oggigiorno questa pianta, coltivata negli Stati Uniti, è apprezzata in tutto il mondo per i sapori audaci e intensi che dona alla bevanda: un elemento che da decenni sospinge la rivoluzione della birra artigianale a stelle e strisce. L’aggettivo ‘Citrusy’ (in inglese: ‘agrumato’) è quello maggiormente utilizzato per descrivere il luppolo americano, anche perché, a grandi linee, ben sintetizza le sue peculiarità aromatiche.
La diffusione del luppolo americano
Ma come e perché si è diffuso così tanto l’impiego dei luppoli statunitensi, fino a farli diventare ingredienti chiave delle ricette di tutti i birrifici artigianali? Quali sono i più conosciuti? La storia e l’evoluzione di queste piante meriterebbero un libro: cercheremo quindi di riassumere gli aspetti più importanti.
Sebbene gli uomini degustino e apprezzino la birra da millenni, il luppolo è un’aggiunta relativamente recente, che ha preso piede nella produzione dell’antica bevanda solo a partire dalla seconda metà del XX secolo: prima della sua introduzione, infatti, per bilanciare la dolcezza del malto si utilizzavano varie spezie amaricanti.
Le origini del luppolo negli Stati Uniti
Le prime notizie relative alla coltivazione della pianta negli States risalgono al 1629, quando un gruppo di coloni sbarcò sulle coste del Massachusetts portando con sé una scorta di luppolo europeo. Questo, messo a disposizione da agricoltori inglesi e olandesi, venne coltivato insieme a quelli autoctoni al fine di crearne uno dei più popolari dell’epoca: il Cluster.
Si dice che fino alla fine degli anni ’70 questa fosse una delle poche varietà coltivate negli Stati Uniti, ma la sua sensibilità alla peronospora (una malattia delle piante) presto ne diminuì la popolarità, promuovendo al contempo la ricerca sul luppolo: da allora, infatti, le piante sono state selezionate e incrociate per avere varietà sempre più resistenti.
L’importanza della West Coast nella coltivazione del luppolo
Quello della West Coast è considerato uno dei territori più importanti per la produzione di luppolo di tutto il Nord America: qui, uno degli attori principali in questo campo è stato Emil Clemens Horst che, immigrato dalla Germania, piantò la prima pianta lungo il fiume Bear, in California, intorno al 1850.
Oltre ad aver esteso le coltivazioni lungo la costa occidentale, a Horst si deve la rivoluzionaria invenzione del separatore meccanico di luppolo: questo macchinario era in grado di produrre 25 balle in un giorno rispetto alle sole due alla settimana che a quei tempi poteva realizzare un agricoltore esperto.
All’inizio del secolo scorso, poi, i birrai americani scoprirono che la resina morbida del luppolo era responsabile anche delle sue capacità di conservazione: una ragione in più per la quale partirono diversi programmi di studio della pianta, che portarono allo sviluppo di nuove varietà e, conseguentemente, di altre qualità aromatiche.
Le varietà più celebri di luppolo americano
Cascade: il pioniere del luppolo moderno
Si tratta di uno dei luppoli oggigiorno maggiormente apprezzati dagli appassionati di birra, sia consumatori che produttori. Questa è la prima varietà moderna rilasciata dal dipartimento di agricoltura americano dopo gli anni del proibizionismo: era il 1972.
È nato quasi per caso quando una pianta di luppolo con ascendenti di tipo Fuggle (di origine inglese) e Serebrianker (russo) è stata impollinata da del polline selvaggio: alla nuova varietà venne inizialmente attribuito un codice numerico come nome, ma in seguito fu ufficialmente denominata Cascade.
Il toponimo deriva da quello della Cascade Range, ovvero una catena montuosa situata in Oregon, uno dei principali poli di coltivazione del luppolo: ben presto ebbe un’eccezionale diffusione negli Stati Uniti grazie ai birrifici artigianali che dagli anni ‘80 iniziarono a concentrare la propria produzione su stili di birra in cui il luppolo la faceva da padrone.
Da questo momento la strada per il successo di questa tipologia fu spianata, anche a livello internazionale. Il suo aroma è principalmente agrumato (pompelmo e limone), con un tocco floreale leggero in sottofondo supportato da una fresca base resinosa. Apporta un’amaricatura molto delicata; ideale soprattutto per le IPA e le Pale Ale di matrice ovviamente statunitense.
Chinook: potenza aromatica e resinosità
Il Chinook (pronunciato sia ‘cinùk’ che ‘kainùk’) è stato lanciato nel 1985, agli esordi del movimento craft: nato come luppolo da utilizzare per l’amaricatura della birra, dato il suo alto contenuto di alfa acidi, è stato ben presto adottato dai piccoli birrai del neonato movimento craft che hanno iniziato a sperimentare impiegandolo anche per le aggiunte aromatiche.
Questo ha dato origine a delle bevande brassate molto decise, con tratti aromatici caratterizzati da una decisa impronta resinosa supportata da toni agrumati tendenti alla scorza di pompelmo. Sebbene esistano alcune birre prodotte utilizzando il Chinook in solitaria, questo luppolo esprime il meglio di sé quando viene impiegato insieme ad altre varietà della stessa caratura aromatica come il Centennial ed il Columbus.
Centennial: l’”erede” del Cascade
Sviluppato a partire dal 1974 nei laboratori dell’Università di Washington, è ufficialmente nato nel 1990: per il suo alto potenziale amaricante e il profilo aromatico simile a quello del Cascade si è guadagnato fin da subito l’appellativo di ‘Super Cascade’.
Deriva dall’incrocio di luppoli di diverse nazionalità: si passa dall’America (Cascade), all’Inghilterra (East Kent Goldings e Fuggle) fino alla Germania (Bavarian). Il suo profilo aromatico è agrumato (soprattutto limone) con venature floreali e una base di aghi di pino in sottofondo.
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