HomeEditorialeMilano, NoLo, Piazza Morbegno: narrazione distorta di un quartiere in crisi

Milano, NoLo, Piazza Morbegno: narrazione distorta di un quartiere in crisi

Milano, Piazza Morbegno, cuore di NoLo, è davvero la Brooklyn milanese? Cosa si nasconde dietro la narrazione di rinascita urbana? Contraddizioni, degrado e gentrificazione raccontano un’altra realtà.

In un articolo uscito sul Gambero Rosso, a Milano piazza Morbegno viene definita il cuore pulsante del quartiere NoLo, la Brooklyn milanese.
In realtà, però, dietro alla narrazione di rinascita culturale e innovazione urbana si nasconde una realtà ben diversa fatta di contraddizioni, degrado e problemi irrisolti.

Brooklyn milanese, che retorica!

Attenzione. Non si può negare che Piazza Morbegno, a Milano, abbia visto un proliferare di nuovi locali, caffè e ristoranti dall’estetica curata e dalla proposta gastronomica moderna. C’è un termine per definire il cambiamento: “gentrificazione”. C’è chi la vende come un simbolo di progresso e inclusività. Non ci vive, evidentemente. Perché, diciamolo: il panorama reale è ben più complesso. E molto meno roseo. La piazza e le strade circostanti continuano a essere teatro di spaccio, microcriminalità e un degrado urbano che non dovrebbe essere ignorato.

Milano NoLo
Milano NoLo

Passeggiando lungo Via Venini o Via Varanini, basta guardare agli angoli meno illuminati per rendersi conto che la narrazione da cartolina è lontana dalla verità. La presenza di spacciatori, comportamenti illeciti e il degrado delle strutture pubbliche è un problema che colpisce direttamente la vivibilità del quartiere. Che rende la zona di serie D. Altro che Brooklyn milanese.

Ma quale quartiere vivibile?!?!

Definire Piazza Morbegno un luogo “vivibile” è quantomeno discutibile. Chiariamoci: nessuno mette in dubbio l’aumento vertiginoso del valore immobiliare e l’arrivo di nuovi residenti, ma nessuno sottolinea che molti abitanti storici lamentano un peggioramento della qualità della vita. Non solo rumori molesti, musica alta e schiamazzi fino a tarda notte disturbano i residenti, ma c’è anche un problema di sporcizia. Gli avventori dei locali, spesso incuranti, lasciano dietro di sé un tappeto di rifiuti che deturpa l’estetica della piazza e delle vie limitrofe. La gestione dello spazio pubblico sembra essere stata sacrificata sull’altare di un’idea superficiale di “movida” che privilegia il consumo rispetto al rispetto per chi vive la zona quotidianamente.

Il prezzo della trasformazione

Il vero volto di Piazza Morbegno è quello di un quartiere in bilico tra due mondi: da un lato la narrazione di un luogo in rinascita, dall’altro la realtà di una comunità divisa, minacciata dalla crescente insicurezza e da dinamiche di esclusione sociale. I residenti storici vengono spinti ai margini da una trasformazione che sembra beneficiare pochi a scapito di molti. Se Milano vuole realmente celebrare Piazza Morbegno come un simbolo di rinascita urbana, deve affrontare i problemi che affliggono la zona. Serve una politica concreta di riqualificazione, che metta al centro le esigenze di tutti i cittadini, non solo dei consumatori occasionali. Altrimenti, continueremo a raccontare una favola che rischia di trasformarsi in un incubo per chi, in questa piazza, vive ogni giorno.

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Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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