Il vertice qualitativo della produzione del Sangiovese di Romagna doc, prodotto secondo rigide regole nelle sotto zone identificate dal Consorzio, si dà un’immagine nuova e comune sotto un unico marchio: <Rocche di Romagna>.
Si tratta come detto di una produzione di nicchia di cui sono state sfornate 400.000 bottiglie nel 2021 (mentre per dare un’idea del Sangiovese doc classico ne sono state prodotte 11 milioni di bottiglie) ma qui c’è un disciplinare più stretto, che impone minori rese per ettaro e una percentuale di Sangiovese che deve essere almeno del 95%. Da qui l’idea di cercare di dare un nuovo slancio a questa produzione attraverso un logo unificatore altamente rappresentativo di questo territorio: le rocche sono infatti molto comuni nell’Appennino Romagnolo e il logo, costituito da un mosaico ispirato ai mosaici del Mausoleo di Galla Placidia, è in grado di rappresentare al meglio tutto questo e rimandare subito all’idea della Romagna.
Per la precisione sono sedici le sotto zone attualmente riconosciute dal consorzio: Serra, Brisighella, Marzeno, Modigliana, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Cesena, Mercato Saraceno, Longiano, Imola, Coriano, San Clemente e Verucchio.

Negli intenti del Consorzio c’è l’idea di dare visibilità al Sangiovese in particolare sui mercati internazionali come spiega bene il presidente: “L’obiettivo del marchio Rocche di Romagna è dare un impulso alla conoscenza dell’identità molteplice del Sangiovese nella nostra area e stimolare curiosità per le produzioni di Sottozona, che sono in assoluto quelle dall’impronta più fortemente territoriale – ha affermato Ruenza Santandrea, presidente Consorzio Vini di Romagna – vogliamo incentivare il consumatore, così come i consociati, alla ricerca di espressioni sempre più autentiche del Sangiovese, formidabile interprete dei suoli in cui cresce”




