Si è spenta la scorsa settimana una delle figure storicamente più importanti dell’enologia italiana, Ezio Rivella, che può essere un po’ considerato il padre del Brunello di Montalcino.
Rivella è stato un uomo che ha precorso i tempi, essendo di fatto il primo imprenditore enologo manager, che ha preso in mano un’azienda e un vino fino ad allora noto solo a livello regionale, e lo ha condotto alla notorietà planetaria.
A lungo presidente dell’Associazione enotecnici italiani e primo italiano alla guida dell’ Associazione mondiale Enologi, Rivella ha ricoperto in carriera tante altre cariche nel settore; aveva 91 anni, era nato a Castagnole Lanze e dopo essersi fatto le ossa in aziende piemontesi, diede il massimo con l’avventura dell’azienda Banfi, con la quale negli anni settanta ha lanciato il Brunello nell’olimpo dei vini mondiali.
Puntò su di lui la famiglia Mariani, italo-americana, che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti vendendo principalmente Frascati e Lambrusco, e con lungimiranza si affidò a lui per allargare il business con un vino di più alto profilo.

“La denominazione è come una bicicletta: se sopra non c’è un buon corridore non serve a nulla» una delle sue frasi celebri. Tanti i ricordi commossi delle principali autorità del settore sono rimbalzati in rete alla notizia della scomparsa di Rivella. Il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi ha ricordato come Ezio Rivella sia stato molto più di un enologo. “Da ricordare il suo pionieristico contributo alla promozione del vino italiano all’estero ma anche il suo impegno di tutela per le imprese e le denominazioni del nostro Paese”. Il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci lo ha ricordato con affetto e gratitudine come colui che “ha lavorato e presieduto questo consorzio con dedizione, e lo ha condotto alla crescita qualitativa e identitaria del brand Brunello”.




