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Un emoji per il vino rosa. La petizione del consorzio di tutela del Chiaretto di Bardolino

Il consorzio di tutela del Chiaretto di Bardolino ha lanciato una petizione per sostenere “Pink wine”, un emoji dedicata al vino rosa e ideata dal consorzio stesso. La proposta è stata lanciata alle principali piattaforme di comunicazione e non è passata inosservata.

Sembra strano ma la valorizzazione di un prodotto passa anche (o forse soprattutto), per l’attenzione agli strumenti di comunicazione che tutte le persone usano quotidianamente. È così che il consorzio di tutela del Chiaretto di Bardolino ha lanciato una petizione per sostenere “Pink wine“, un emoji dedicata al vino rosa e ideata dal consorzio stesso, che si vorrebbe far introdurre alle principali piattaforme di comunicazione on line. E l’operazione non è passata inosservata visto che del curioso fatto si sono già occupati anche i media internazionali.

In un mondo in cui ci si parla sempre più attraverso WhatsApp, Facebook e Instagram, e in cui le parole si associano sempre più a questi piccoli simboli, spicca effettivamente l’assenza di un bicchiere rosa da affiancare a quelli del vino bianco e del vino rosso, decisamente più consolidati nella tradizione. Il consorzio del Bardolino ha così pensato di inviare richiesta ufficiale al <Unicode consortium> l’ente californiano che regola la scrittura informatica.

Rosè, vino

La progettazione dell’icona è stata affidata a uno studio esperto del settore che ha già progettato varie altre icone, e il tutto sarà sostenuto da una raccolta firme che è stata lanciata da “OggiRosa“, evento dedicato ai vini rosa tenuto di recente a Bardolino. Nell’occasione sono state presentate al pubblico le denominazioni di origine storiche dei rosati italiani aderenti a Rosautoctono (l’Istituto per il Vino Rosa Autoctono Italiano): Chiaretto di Bardolino, Valtènesi, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato, più il Prosecco Doc Rosé.

Franco Cristoforetti, presidente di Rosautoctono ha spiegato la scelta motivandola col fatto che il rosè era prodotto già in epoca romana in Italia, e negli ultimi anni c’è stata una crescita esponenziale: 22 milioni le bottiglie di Rosautoctono provenienti da Veneto, Lombardia, Abruzzo, Puglia e Calabria, e oltre 47 milioni di bottiglie per il Prosecco Doc Rosé nei suoi primi sei mesi di vita. Non resta che attendere e vedere se si potrà brindare via chat anche con un bel bicchiere di rosè!

Redazione ApeTime
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