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Vino, sai che si può affinare anche nelle botti di pietra? Ecco com’è

Non solo legno e acciaio. Negli ultimi anni alcuni produttori italiani hanno iniziato a sperimentare l’affinamento del vino in contenitori in materiali alternativi.

Come il marmo o la pietra, recuperando tradizioni antichissime ormai dimenticate. O magari sopravvissute solo in alcune piccolissime produzioni locali. I motivi della riscoperta? La pietra assicura al vino una mineralità e una freschezza data dalla temperatura, che viene mantenuta al di sotto dei 10 gradi.

Fra i pionieri in Italia nella riscoperta dell’utilizzo di botti di pietra c’è Cave des Onze Communes di Aymavilles, la più grande cooperativa vitivinicola della Valle d’Aosta. Dal 1990 raggruppa 175 produttori per una diffusione complessiva di circa 500mila bottiglie all’anno. Molte delle quali varcano i confini nazionali per raggiungere l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone. A partire dall’autunno 2020, unitamente ad altre due cooperative valdostane – Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle e La Crotta di Vegneron di Chambave -, ha aderito a un progetto promosso dalla Cooperativa Mines de Cogne. Che, nell’ambito del recupero delle numerose miniere ormai abbandonate della zona, ha deciso di sperimentarne l’utilizzo – in virtù del particolare microclima – per l’affinamento di vini e formaggi prodotti nella regione.

Un vino sorprendente

Così, la cantina di Aymaville destina una parte della produzione dalle migliori uve Petite Rouge e Petite Arvine – due dei quattro vitigni autoctoni della Valle d’Aosta, rispettivamente a bacca nera e bacca bianca – all’affinamento in botti di granito del Monte Bianco. Con l’arrivo del caldo estivo, queste botti vengono poi collocate per un anno all’interno di alcune miniere di magnetite dismesse di Cogne, all’interno delle quali la temperatura resta costante tra i 5 e i 7 gradi in tutte le stagioni.

Cave des Onze Communes è stata la prima, nei mesi scorsi, a lanciare i suoi vini affinati in miniera. Il risultato? Superiore alle più rosee previsioni. Il Torrette Superieur Selezione Miniera, che abbiamo assaggiato, è un vino rosso morbido e dai sentori di frutti di bosco. Rispetto al classico Torrette affinato in bottiglia, mantiene al palato una persistenza unita a un’acidità e a una freschezza tipiche di vini più giovani. Un prodotto venduto attorno ai 18 euro e che, al suo debutto, si è meritato la Medaglia d’oro dal Cervim, il Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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