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Vino cancerogeno per decreto? No grazie

La Commissione europea, nel suo “Piano di azione per combattere il cancro” ha inserito fra i prodotti dannosi tutti gli alcolici, vino compreso.

Ma quali saranno le possibile conseguenze di una decisione simile? Non si sono fatte attendere infatti le prese di posizione di tutto il mondo vitivinicolo.

Il vino occupa una posizione di privilegio nella cultura e nella tradizione italiana e mediterranea, è un prodotto la cui realizzazione si tramanda da millenni. È inoltre diventato negli ultimi anni anche un pilastro dell’economia legata all’alimentare in Italia e in molti altri paesi, e per lungo tempo e ancora tutt’oggi varie ricerche dimostrano che un suo giusto consumo porta indubbi benefici alla salute sotto vari aspetti.

Detto tutto questo, è suonata strana e inaccettabile a tutte le associazioni in qualche modo legate alla produzione di vino il fatto che la Commissione europea, una decina di giorni fa, nel suo “Piano di azione per combattere il cancro” abbia inserito fra i prodotti dannosi tutti gli alcolici, vino compreso. Quello che viene contestato, e che pare stridere un po’ con la logica in effetti è <il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda> recita il comunicato dell’Unione Italiana Vini, che è stato subito ripreso da tutti i media nazionali.

calice di vino

E questo, che sembra proprio un vero attacco a tutto questo settore, viene portato avanti dal documento della Commissione Europea su più fronti: dapprima come detto la demonizzazione del consumo di vino a priori semplicemente in quanto bevanda contenente alcool, in secondo luogo attraverso la raccomandazione di campagne di dissuasione dal consumo tipo quelle adottate per il fumo negli ultimi anni, e in terzo luogo anche attraverso l’adozione, da parte degli stati, di politiche fiscali che disincentivino il consumo. Una faccenda che ricorda molto quella che riguardò la carne rossa qualche anno fa.

Le prese di posizione di tutto il mondo vitivinicolo sono stati nette ed è stato lanciato un allarme su quello che potrebbe comportare una scelta di questo genere: un impoverimento generale in particolare di tutto questo importante settore della nostra agricoltura, già provata dal periodo pandemico, un danno che tra l’altro è stimato che riguarderebbe per i medi e piccoli coltivatori; ma oltre a questo anche il rischio di generare poi mercati neri e contrabbandi.

Redazione ApeTime
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