Tampone e bar, un matrimonio da farsi? La strategia di Paolo Polli, imprenditore milanese che si candiderà sindaco. Che per San Valentino ha intenzione di… (clicca qui)
Aprire fino alle 22 il bar o il ristorante a chi si presenta con la certificazione di un tampone negativo realizzato il giorno prima o sottoponendosi a un tampone rapido nel locale. È la proposta di Paolo Polli, imprenditore milanese con aspirazioni da sindaco.
Tu cosa ne pensi? Intanto, lo abbiamo chiesto a quattro tuoi colleghi: Gianluca Amoni, bar manager in procinto di avviare un nuovo locale a Como; Fina Cannella, barlady della provincia di Palermo attualmente disoccupata; Francesca Gentile, titolare del Funi 1898 di Montecatini Terme e Alfredo Zini, presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e titolare di seconda generazione del Ristorante Al Tronco, dal 1968 della mamma Anna Arrigoni e del papà Vitaliano.
“Posso dirlo?! Io la trovo una cagata pazzesca. Al di là di riflessioni più profonde, chi mi garantirebbe che il modulo del cliente sia originale? Non mi sembra necessario aggiungere altro”…
Fina Cannella
“La proposta di Paolo Polli, per me, è una provocazione bella e buona. Da un punto di vista economico, per un ristorante aprire in questo modo non vale la pena, se non nel caso che si organizzasse un evento su prenotazione obbligatoria almeno 24 ore prima. La mia impressione? Che Paolo Polli stia facendo campagna elettorale in vista delle elezioni del sindaco di Milano. Con questa azione di disubbidienza nel segno del tampone vuole attirarsi le simpatie degli imprenditori disperati, che non sanno più cosa inventarsi per fare quadrare i conti”.
Francesca Gentile
“Sono d’accordo. Personalmente, avevo ipotizzato di farmi carico dell’acquisto di kit di tamponi per il controllo rapido. Ma è troppo oneroso. E avrei anche chiesto aiuto al Comune, ma non è pensabile al momento. Se il servizio fosse gratuito, a spese della Regione come propone Paolo Polli o anche solo parzialmente sostenuto, credo sarebbe la strada da percorrere. E condivido l’intenzione alla base della sua iniziativa, ovvero sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che i pubblici esercizi siano luoghi sicuri. L’importante è non creare differenze tra ceti, per evitare di permettere l’accesso ai locali pubblici solo ai ricchi”.
Alfredo Zini
Sono contrario a ogni forma di apertura fuori dalla legge. Associazioni e imprenditori devono trovare una strada comune e condivisa con l’obiettivo di far modificare le regole in vigore. Oltre a questo, concordo con Gianluca Amoni: siamo un Paese di furbetti. Di fatto, chi mi garantirebbe eventualmente che il modulo del cliente sia autentico?