I bartender campioni del mondo Frederick Ma e Roman Zapata, vincitori del Wcc Iba 2024, svelano ad ApeTime i segreti e i percorsi per diventare numeri uno nella mixology classica e nel flair.
Una sorpresa e una conferma, al mondiale Iba dei bartender disputatosi quest’anno a Madeira, Portogallo. Nella specialità Classic a conquistare il titolo è stato Frederick Ma dalla lontana Macao, ex colonia portoghese e oggi regione autonoma della Cina, protagonista negli ultimi due decenni di un vero boom del turismo internazionale (attratto soprattutto dai tanti casinò) e, di conseguenza, dell’industria dell’ospitalità e del food & beverage. Nel Flair si è invece confermato l'”argentino d’Italia” Roman Zapata, nostra “vecchia conoscenza” e già campione del mondo lo scorso anno al Wcc (World Cocktail Championship) Iba svoltosi a Roma: ormai una vera leggenda vivente nel bartending acrobatico a livello planetario.
Due personaggi diversi fra loro, accomunati però da una grande professionalità e dalla grande dedizione al loro lavoro. A entrambi, subito dopo la premiazione a Madeira, Nicole Cavazzuti Lady Cocktail ha chiesto per ApeTime come sono riusciti a ottenere questo grande risultato e quali siano i segreti per diventare numeri uno nelle rispettive specialità. Ecco che cosa hanno risposto.
Frederick Ma (campione del mondo Iba Classic): “Oggi si fa il barman per passione, non per lo stipendio”
A 34 anni, Frederick Ma ha già alle spalle oltre 16 anni di esperienza nel mondo del bar. Oggi è master mixologist del prestigioso Mesa by José Avillez, ristorante bar a Macao dello chef portoghese pluristellato, aperto lo scorso anno all’interno del Karl Lagerfeld Macau, lussuoso hotel inserito nel complesso Grand Lisboa Resort. A Madeira Ma è gasatissimo per la vittoria, ma allo stesso tempo sa già che, subito dopo i festeggiamenti, sarà già alla ricerca di nuovi obiettivi: “Adoro le sfide”, ci rivela nel backstage dopo la premiazione.
Che cosa significa per te questa vittoria al Wcc 2024?
E’ la prima volta che partecipo a un campionato mondiale Iba e questa è certamente la più importante vittoria della mia carriera. Ma non è un punto di arrivo: sono sempre alla ricerca di nuove sfide. L’aspetto che amo di più del lavoro di bartender è proprio la possibilità di inseguire costantemente nuovi traguardi.
Fare il barman non è più un ripiego, c’è tanta cultura e preparazione
Come vedi il tuo futuro?
Prima del Covid avevo un’attività in Cina, ma oggi non ci sono più le condizioni per portare avanti quel business nel Paese. Ho trovato un ottimo posto di lavoro in un bar d’albergo a Macao, dove l’industry dell’ospitalità e del food & beverage è in pieno sviluppo: un mercato in grande espansione che offre grandi opportunità. Quindi, nel lungo periodo, certamente sarà ancora Macao il luogo in cui porterò avanti la mia professione.
Che cosa suggerisci a un giovane che oggi voglia diventare bartender?
Per molti della mia generazione, fino a 15-20 anni fa, lavorare in un bar era un modo per avere un impiego se non si aveva voglia o possibilità di studiare. Oggi è molto diverso: vedo un grande livello di preparazione e cultura fra quanti si avvicinano a questo mondo, perché non è più un ripiego, bensì un’alternativa più divertente e appassionante rispetto a un lavoro di routine in ufficio. Per questo, non si può più pensare di fare il barman per portare a casa uno stipendio, ma bisogna valutare appunto se e quanto questo lavoro possa appassionare e divertire. Dopodiché, una volta scelta questa strada, l’importante sarà essere sempre concentrati e migliorare costantemente la propria preparazione: così facendo, il successo arriverà.
Roman Zapata (campione del mondo Iba Flair): “Tanto allenamento e coscienza dei propri limiti”
Gareggia sotto i colori dell’Argentina, dove è nato, ma la sua carriera professionale si è sviluppata per lo più in Italia, tanto che nelle competizioni è sostenuto sia dal tifo argentino, sia dai tanti amici e colleghi italiani (“Io stesso mi sento in gran parte italiano ormai, pur essendo sempre legato al mio Paese d’origine”, racconta). Oggi Roman Zapata è una delle leggende del flair a livello mondiale: dopo il titolo conquistato un anno fa a Roma, si e confermato campione del mondo Iba a Madeira al termine di un’entusiasmante sfida con il concorrente italiano Michael Moreni, giunto secondo. Quasi un derby, per chi ha conosciuto e apprezzato Zapata dietro ai banconi d’Italia. Ma intanto lui è già in partenza. Giusto il tempo di godersi l’emozione della vittoria al Wcc e poi di nuovo su un aereo, per andare a difendere altri titoli: in meno di 20 giorni, lo attendono altre quattro grandi competizioni in giro per l’Europa.
Che cosa si prova a vincere il titolo mondiale flair Iba per il secondo anno consecutivo?
E’ un sogno che diventa realtà, per me che, nell’adolescenza, sono cresciuto guardando le gare dei campionati mondiali Iba su YouTube. Ho lavorato duramente per raggiungere questo risultato: un anno fa ho smesso di bere, pur non avendo mai avuto problemi di dipendenze da alcool o quant’altro, così da potermi allenare ancora di più e sentirmi meglio col mio corpo. Ho anche cambiato regime alimentare. Mi sono davvero concentrato sull’obiettivo nella maniera più responsabile possibile.
Ho smesso di bere da un anno per prepararmi alla competizione. E ho cambiato regime alimentare
Quanto tempo dedichi all’allenamento prima delle gare?
Partecipando a tantissime gare, sono quasi sempre sotto allenamento nel corso dell’anno. A quasi 34 anni, con la tecnica che ho sviluppato negli anni passati, la fatica si fa sentire dopo gli allenamenti, quindi devo prendermi anche dei giorni di riposo: mediamente mi alleno quattro giorni alla settimana, tra le quattro e le sei ore al giorno. E’ fondamentale conoscere il proprio corpo per essere sempre consapevoli dei propri limiti e non andare oltre, diversamente si rischia di procurarsi danni fisici che possono costringere a fermarsi per un certo periodo o addirittura mettere fine alla propria carriera.
Il flair è una disciplina a metà strada fra arte e sport: fino a che età si può rimanere ad alti livelli? E che cosa consigli a chi vuole diventare flair bartender?
Non so fino a quale età si possa restare competitivi: io pensavo di essere ormai al limite ma evidentemente non è così, e lo devo proprio al fatto che mi sono preso cura del mio corpo. Ai giovani che vogliono avvicinarsi a questa fantastica specialità del bartending, posso dire che sono necessari tre elementi per emergere: creatività, disciplina e allenamento. Tanto allenamento.
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