La drammatica crisi determinata dalla guerra in Ucraina fa tremare anche il mondo dell’agrifood italiano e in particolare quello di una delle regioni in cui questo è più forte: l’Emilia-Romagna.
A preoccupare è semplicemente tutto: le incognite sull’export verso i due paesi in conflitto, l’impennata dei prezzi dell’energia, dei fertilizzanti minerali e dei prodotti agricoli; e più in generale il fatto che sia in tilt tutto l’interscambio commerciale.
“Nei primi nove mesi del 2021 – spiega Mario Marini, presidente di Confagricoltura Parma – il valore delle esportazioni emiliano-romagnole di prodotti agricoli e alimentari verso Russia e Ucraina è stato complessivamente di 158 milioni di euro. Un’importante fetta di mercato ora a grande rischio.
Un allarme che si aggiunge al danno economico già provocato dall’embargo russo – in vigore dal 2014 e mai cessato. In un momento così delicato il mondo dell’agroalimentare ha bisogno di supporto per contrastare l’effetto devastante di questa guerra. Le aziende agricole stanno vivendo una crisi di liquidità senza precedenti, aggravata dalla pandemia”.
Confagricoltura chiede all’Unione Europea “un piano di emergenza per il settore agroalimentare”, coordinato dalla Commissione europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i rifornimenti. Lo squilibrio dei mercati agroalimentari, innescato nel 2014 dall’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, rese necessario un intervento di sostegno del bilancio europeo di un miliardo di euro – ricorda Confagricoltura – La situazione e le prospettive attuali sono ben più gravi, tra aumento dei prezzi e vere e proprie carenze di produzione.
“Cereali e semi oleosi in particolare – prosegue Marini – sono diventati un asset strategico, come il gas ed il petrolio, ma con una sostanziale differenza: nell’Unione c’è il potenziale per aumentare rapidamente la produzione agricola. Vanno poste le condizioni per spingere al massimo i raccolti di cereali e semi oleosi nell’Unione europea, modificando le regole vigenti. L’aumento della produzione è indispensabile per compensare il blocco delle importazioni dall’Ucraina e dalla Federazione Russa. E tutto il settore agroalimentare va incluso tra quelli destinatari dei provvedimenti allo studio per il caro energia”.
Queste le richieste avanzate da Confagricoltura per limitare l’impatto economico determinato dalla crisi in Ucraina, ma per l’associazione di categoria sulla base degli eventi in atto, emerge comunque la necessità di verificare se le scelte fatte sulla nuova Pac siano idonee a salvaguardare la capacità produttiva europea e l’efficienza delle imprese che producono per il mercato.