Quella per la difesa dei marchi italiani dalle contraffazioni e dagli imbrogli che vengono orditi in tutto il mondo è una battaglia che non conosce soste nè confini.
L’ultimo fronte che si è aperto è in Cile, paese che tra l’altro ha introdotto un bollino nero per sconsigliare i prodotti italiani, che a detta di politici e decisori cileni sarebbero <nutrizionalmente scorretti>.
Ora però lo stesso Cile cerca in sostanza di farli rientrare dalla finestra come prodotti cileni, con nomi però del tutto simili a quelli dei prodotti italiani. I nomi su cui si contende sono sempre quelli di maggior spicco e di rilievo per l’Italia: nomi del calibro di Asiago, Mortadella Bologna e Parmigiano Reggiano che vorrebbero essere registrati come cileni con i nomi praticamente identici di Asiago, Bologna e Parmesan; la richiesta è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale cilena da parte del consorzio statunitense <Consortium of common Food names>.

Luigi Scordamaglia, Consigliere delegato di Filiera Italia ha definito il fatto come un gravissimo tentativo di scippo che si sta consumando in Cile a danno di tre delle nostre più conosciute indicazioni geografiche.
“Come Filiera Italia chiediamo alla Commissione europea e al Governo italiano di intervenire immediatamente presso le autorità cilene e garantire una tutela concreta per i nostri produttori” ha detto Scordamaglia che ha anche sottolineato come l’ente proponente non sia nuovo a questo tipo di operazioni, ma anzi abbia già tentato, in vari mercati mondiali, di imporre manovre di questo genere che in sostanza sono veri e propri furti legalizzati di made in Italy.
Le stime di Coldiretti, che insieme a Filiera italiana prosegue nell’impegno in difesa del Food italiano sono di 100 miliardi di fatturato all’anno di danno alle aziende italiane derivanti da questi “nomi civetta” che vengono attribuiti a prodotti esteri per farli confondere con quelli realmente italiani di storia e tradizione secolare.




