Annunciato dal governo sul finire dello scorso anno, il piano straordinario di controlli sui grani duri importati non smette di suscitare polemiche e discussioni.
“I controlli che saranno effettuati sia nei porti di arrivo che nei luoghi di destinazione sul territorio – aveva detto il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – non devono essere un aggravio per le imprese, ma un ulteriore strumento di garanzia dell’utilizzo di grano italiano, a vantaggio delle persone che acquistano e degli stessi produttori, che vedono così garantito il valore della loro fatica e del loro valore nell’utilizzare una materia prima di origine nazionale”.
Ma c’è chi contesta al Ministro il fatto che si sia trattato di una campagna sproporzionata, al fine di proteggere i nostri produttori, creando paure e gonfiando “casi” molto dubbi, su un tema che già aveva visto negli ultimi anni disinformazione e false notizie; celebre la notizia che a lungo girò su questo tema qualche anno fa, che metteva in allarme su una nave piena di grano canadese che sarebbe arrivato in Italia pronto per il consumo, ammuffito e contaminato da funghi vari, notizia che fu ampiamente smascherata come bufala.
Da comunicato ufficiale della Regione Siciliana di qualche settima a fa, si apprende che negli 8 controlli effettuati lo scorso anno (con analisi svolte nei laboratori accreditati dall’Ispettorato centrale tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura, i campioni di grano importato sono risultati conformi alle leggi italiane ed europee; più o meno allo stesso modo è andata negli ultimi mesi per i controlli del piano straordinario: grano sempre in linea con le normative vigenti. Solo un campione di grano duro turco, è risultato fuori norma per i limiti fissati per l’agricoltura biologica e non potrà esser utilizzato in Italia come grano bio. Al netto di una auspicabile preferenza per il prodotto italiano dunque, non sembrano esservi problemi neanche per quello di importazione.