HomeEditorialeCorona-Pass introdotto a Bolzano. Ecco perché ci fa (tanta) paura

Corona-Pass introdotto a Bolzano. Ecco perché ci fa (tanta) paura

Discriminatorio, inutile, pericoloso. Non ci piace l’idea del Corona-Pass, in vigore per la prima volta in tutta Europa dal 26 aprile nella provincia di Bolzano. Perché è vero che potete aprire prima degli altri le sale interne, ma avete calcolato bene a quale prezzo? 

Ha diritto al Corona-Pass chi dimostra di essere stato vaccinato, di aver contratto il coronavirus e di esserne guarito o, ancora, chi prova di essere risultato negativo al tampone (più info sul Corona-Pass qui).

Corona-Pass
Al Mad di Firenze, febbraio 2020. Pochi giorni prima del lockdown

Ho fatto un paio di telefonate. A Bolzano i gestori di bar e ristoranti sono soddisfatti del Corona-Pass. “Meglio così che niente” è la risposta. Capisco la logica commerciale.
Ma resto decisamente perplessa.

COSA NON CI PIACE DEL CORONA-PASS

Dobbiamo entrare nell’ottica che il rischio zero non esiste.
E poi, siamo onesti: il Corona-Pass ė discriminatorio.
In questo momento non abbiamo la possibilità di vaccinare tutta la popolazione.
Non solo. In Sudtirolo il tampone è gratuito. Bene (…). Dubito però che regioni come Lombardia, Puglia, Calabria o Sardegna possano possono accollarsi una spesa del genere. Di conseguenza, il rischio è di permettere la fruizione di cultura, sport e ristorazione al chiuso solo a chi avesse una capacità di spesa medio-alta.

Non basta: il Corona-Pass è discutibile anche perché non è fondato su principi matematici. Insomma, non è certo.
Abbasseremo il rischio di contagio. Forse. Si, forse. Perché non scordiamoci che chi ha contratto la malattia o è stato vaccinato non è immune.
Semplicemente, per circa 6/12 mesi se si contagiasse probabilmente sarebbe asintomatico o con sintomi lievi. Ma potrebbe contagiare chi gli stesse vicino. Senza sottovalutare che il tampone è noto non sia comunque attendibile al 100%.
Eppure l’Europa e l’Italia lavorano in questa direzione. Che senso ha?

RIASSUMENDO

Insomma, il Corona-Pass ci fa paura. Tanta.
Per il contenimento della pandemia, non farà probabilmente (una grande) differenza.
Per la gente, rappresenterà un’ulteriore limitazione della libertà.
Per la mafia, sarà una occasione d’oro, un’opportunità di business e di riciclaggio di denaro attraverso il mercato dei pass falsi. Che sembrano essere già super richiesti.

CONCLUSIONE

Crediamo che sarebbe giusto permettere a tutti di aprire le sale interne di bar e di ristoranti, con le dovute misure di sicurezza.
Punto. Anche perché rispetto a 14 mesi fa, oggi milioni di italiani hanno gli anticorpi.
E vorremmo venisse investito molto più di quanto annunciato per ristrutturare e ampliare in tempi record la sanità, consapevoli che con il coronavirus dovremmo convivere per anni.

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Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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