Sabato 8 luglio è il World Rum Day, giornata dedicata alla celebrazione del distillato caraibico ottenuto dalla melassa della canna da zucchero.
Protagonista nel bere miscelato come ingrediente di tantissimi cocktail, le sue origini risalgono al 1600, in piena era coloniale. E non a caso, a contendersene la paternità sono le tre potenze che all’epoca si spartivano i Caraibi: Francia, Spagna e Inghilterra. Ognuna delle quali ha dato origine a una scuola di distillazione del rum, ognuna con le proprie peculiarità a livello di lavorazione.
Diversa la versione accreditata dagli spagnoli, secondo i quali la prima distillazione sarebbe stata realizzata a Cuba, sempre per merito di un frate, giunto sull’isola per evangelizzare la popolazione locale. Per gli inglesi, invece, il rum sarebbe nato alle Barbados grazie alla distilleria Mount Gay, attiva dagli inizi del 1600, anche se la fondazione ufficiale è datata 1703.
Medicina contro lo scorbuto
Comunque sia, in origine il rum – proprio come il gin – venne distribuito ai marinai della Royal Navy britannica come medicinale, diluito con acqua, allo scopo di combattere lo scorbuto. Verso la metà del ‘700, per diluire il rum servito ai marinai, viene utilizzato succo di lime, per le sue proprietà disinfettanti: questo cocktail primordiale viene chiamato Grog, dal soprannome dell’ammiraglio Vernon.
Nel periodo del Proibizionismo negli Usa, fiorisce il turismo “alcolico” degli americani che vanno a bere a Cuba e in Giamaica, determinando il boom delle produzioni locali di rum. Che vengono anche importate illegalmente negli Usa dai cosiddetti “rum runners”, contrabbandieri del distillato che si servono di veloci imbarcazioni.
La cultura tiki
Pochi anni dopo, proprio il rum è alla base della nascita della miscelazione tiki a opera di Donn Beach, che – dopo avere viaggiato in mezzo mondo – negli anni ’30 nel suo Don the Beachcomber, locale dall’ambientazione caraibica/polinesiana a Hollywood, inventa una serie di cocktail al rum di ispirazione esotica. E li serve in bicchieri colorati dalle forme stravaganti o ricavati da noci di cocco o ananas, per accompagnare i clienti in un viaggio virtuale ai tropici.
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