Altro giorno, altra tappa del nostro tour mondiale. Oggi approdiamo in Giamaica dove la birra, solo negli ultimi decenni, è riuscita a conquistare delle importanti quote sul mercato interno.
Una delle caratteristiche di questo viaggio, frutto della scelta di effettuarlo seguendo l’ordine alfabetico con il quale si succedono le Nazioni, è quello di passare da Stati con una tradizione brassicola plurimillenaria a quei pochissimi nei quali la birra è rimasta pressoché sconosciuta fino al ‘900.
La scorsa settimana il tour è approdato in Germania, uno dei Paesi la cui cultura brassicola, da sempre, influenza le produzioni dell’antica bevanda a livello mondiale: oggi invece approda in Giamaica, l’isola caraibica dove la birra, solo negli ultimi decenni, è riuscita a conquistare delle importanti quote sul mercato interno.
Solitamente infatti, pensando a questi luoghi paradisiaci, ci si immagina all’ombra di una palma intenti a sorseggiare degli ottimi cocktails, anche dei più famosi, come il daiquiri o la caipiroska, preparati miscelando frutti esotici quali papaya e mango con uno dei rum prodotti nei Caraibi, distillati secondo le diverse tradizioni tramandate nelle varie isole, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
Eppure, come abbiamo già avuto modo di vedere parlando delle Bahamas o delle Barbados, anche in queste terre esistono dei birrifici autoctoni, ma non solo: anche qui infatti ha iniziato a svilupparsi la ‘craft beer revolution’ che, proprio in Giamaica, ha trovato terreno fertile sfruttando l’ampia varietà di frutti esotici locali e le coltivazioni di canna da zucchero.
Un’ulteriore dimostrazione di quanto adesso la birra sia apprezzata dai giamaicani, soprattutto dai rappresentanti delle nuove generazioni, arriva dai dati che illustrano come, negli ultimi anni, il 36% dei consumi di alcolici nel Paese sia legato a questa bevanda: solo i distillati, con il 54%, fanno registrare un dato più elevato.
Il fatto che in Giamaica si sia sviluppato il settore brassicolo, si collega direttamente alla storia dell’isola: scoperta nel 1492 da Cristoforo Colombo (che la definì ‘la più bella che occhio umano abbia mai veduto’), come molti degli altri territori caraibici, è stato una colonia della corona britannica dal 1655 fino all’indipendenza ottenuta nel 1962, anno a partire dal quale fa parte del Commonwealth.

La secolare presenza di coloni europei e, a partire dalla seconda metà del ‘900, il turismo hanno fatto in modo che la birra si sia piano piano radicata nelle usanze locali: basti pensare che, come riportano le statistiche, già negli anni ottanta i consumi pro capite annui superavano i 33 litri (oggi, nella relativa graduatoria mondiale, la Giamaica occupa il 79° posto su 158 Paesi classificati).
Fin dall’inizio del secolo scorso inoltre la diffusione della bevanda sull’isola non era dovuta solo alle birre importate: risale infatti al 1928 la nascita del primo birrificio autoctono. Fu fondato da Eugene Peter Desnoes e Thomas Hargreaves Geddes, entrambi nativi dell’isola: la prima sede era ubicata vicino al centro della capitale Kingston mentre, dal 1958, la produzione è stata spostata presso la Hunts Bay, una baia situata a pochi chilometri di distanza dalla città.
ALCUNE DELLE REFERENZE…
La referenza più rinomata della casa, che fino a pochi anni fa era reperibile anche in Italia, è la Red stripe lager (gradazione alcolica 4,7%). Si presenta di un color giallo paglierino e con una sottile schiuma: mette in risalto le note dolci del malto e quelle acide del limone e del lime che si bilanciano dando vita ad un prodotto rinfrescante, ideale per il clima tropicale giamaicano.
L’importante influenza britannica sulla produzione birraria locale, emerge nitidamente guardando ad un altro prodotto del medesimo birrificio, la Dragon stout, ovvero uno degli stili brassicoli più iconici d’oltremanica. Realizzata con canna da zucchero locale e malto torrefatto importato dall’Europa (che dona il classico colore scuro alla birra), presenta anche note di caffè e caramello tipiche di questo stile.

In precedenza accennavamo al fatto che proprio la Giamaica sia uno dei Paesi caraibici nei quali si sta affermando la craft beer revolution grazie all’utilizzo delle materie prime locali: per questo motivo, anche qui, nell’ultimo decennio si è assistito alla nascita di alcuni microbirrifici.
Ad attirare la nostra attenzione, ancor prima che per la proposta di birre, per il nome davvero originale è stato il ‘Trouble’s brewing’ che, in italiano, diventa ‘problemi di fermentazione’. Fondato nel 2019, propone alcuni degli stili brassicoli più importanti e conosciuti: blonde ale, ipa, stout e, stagionalmente, marzen.

Giamaica che quindi presenta un palcoscenico birrario in continua evoluzione, che prende spunto dalle grandi tradizioni europee e non solo e che fa in modo che la bevanda si radichi sempre più nelle usanze locali. A dimostrazione di questo, navigando nel web, abbiamo scoperto una curiosità: il dipartimento dei vigili del fuoco di Kingston, da tre anni a questa parte, organizza un’importante festa della birra con numerose spillatrici, food truck, musica dal vivo e stand di prodotti tipici. Appuntamento per il 25 giugno dalle ore 20 locali.




