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Giro del mondo in birra: Principato di Monaco

Oggi tour mondiale alla scoperta del mondo brassicolo si ferma nel Principato di Monaco.

Con il famoso il marchio “Brasserie de Monaco” e annesso elegante risto-pub, nei pressi di uno dei punti più suggestivi del celebre circuito di Formula 1 monegasco.

La scorsa settimana il tour alla scoperta delle birre di tutto il mondo era in Portogallo dove il palcoscenico brassicolo è dominato da due marchi che si spartiscono quasi equamente le quote del mercato interno: Sagres e Super bock. Un vero e proprio duopolio al quale, negli ultimi due decenni, si è affiancata una crescente e sempre più variegata offerta birraria artigianale.

In diverse tappe precedenti di questo viaggio, invece, abbiamo avuto modo di raccontare diverse storie davvero uniche legate all’antica bevanda: basti ricordare, ad esempio, quanto fatto da Fritz Maurer, giovane casaro svizzero, nel 1970 che, partito per il Bhutan, qui, dopo essersi dedicato alla produzione di formaggio Emmental, avrebbe aperto il primo piccolo birrificio del Paese.

Senza dubbio, una testimonianza di una buona dose di coraggio e di spirito d’iniziativa dato che, come da lui raccontato in un’intervista, quando è arrivato nel Paese ai piedi dell’Himalaya l’economia locale era sviluppata come quella della Svizzera del 1700

La sua idea,  inizialmente portata avanti con scarsi mezzi a disposizione, negli anni successivi, avrebbe spinto altri giovani imprenditori locali a dedicarsi alla produzione di birra: oggi infatti, in Bhutan, sono attivi sette piccoli birrifici artigianali e si può dunque affermare che anche qui è arrivata la rivoluzione delle ‘craft beer

Se quella di Maurer è la storia di un vero self made man che, partendo dal nulla, è riuscito a creare un luogo nel quale produrre e fare assaporare ai locali una birra tipicamente europea, il racconto che arriva dal Principato di Monaco è l’esatto opposto, almeno per quanto riguarda le risorse economiche disponibili per avviare un birrificio.

birra principato di monaco

Nella piccola e ricchissima città-Stato che si affaccia sul Mediterraneo, vi è infatti un’unica azienda dedita alla produzione dell’antica bevanda: questa, operativa una prima volta dal 1905 al 1972, è stata riavviata nel 2008 da un discendente della medesima famiglia che lo aveva inaugurato all’inizio del secolo scorso.

Si tratta della dinastia Pastor, originaria di Genova e insediatasi qui nel 1880, celebre per essere la seconda più abbiente del Principato, dietro solo alla casa regnante dei Grimaldi: il patrimonio familiare è infatti stimato in decine di miliardi di euro ai quali vanno aggiunti circa 3mila appartamenti che rappresentano il 15% dell’intero parco immobiliare monegasco.

Il motto della famiglia è ‘non vendere mai i propri immobili, ma farne sempre una fonte di reddito’: questo l’ideale che ha spinto Gildo Pastor-Pallanca a riavviare l’ attività, fondando il marchio ‘Brasserie de Monaco’ e aprendo un nuovo birrificio, con annesso elegante risto-pub, nei pressi di uno dei punti più suggestivi del celebre circuito di Formula 1 monegasco (la chicane ‘delle piscine’).

Brasserie de Monaco

 

Proprio per questo, una delle

referenze della casa, tutte prodotte solo con malti biologici dal mastro birraio François Pichon, si chiama ‘Grand prix’, ovvero ‘gran premio’: si tratta di una lager con una gradazione alcolica del 5% di color giallo dorato che presenta aromi di banana e spezie.

Data l’enorme disponibilità finanziaria, Pastor ha potuto dotare il proprio birrificio dei più moderni sistemi di produzione che, fra le altre cose, comprendono un sistema di fermentazione completamente automatizzato composto da cinque serbatoi in grado di contenere mille litri della bevanda.

Un investimento che, oltre al ritorno economico, ha portato degli eccellenti risultati nei concorsi birrari: nel 2014 la ‘Blonde de Monaco’, infatti, è stata votata come miglior birra di Francia ed insignita del premio ‘Forquet d’or’. La birra in questione si presenta di color giallo sfumato con un’abbondante schiuma e mette in risalto aromi di luppolo e agrumi.

Il birrificio, nell’ambito della medesima competizione presieduta da una giuria composta da 80 esperti del settore, ha ricevuto anche una medaglia d’oro nella categoria pilsner, grazie alla sua pils dalle note floreali e ispirata alla tradizione ceca, e una medaglia d’argento con la propria pale ale bionda a bassa fermentazione la cui ricetta prevede l’utilizzo di tre malti e altrettanti luppoli.

Brasserie de Monaco’ che dunque, nel giro di pochi anni, ha saputo farsi conoscere non solo per il nome del suo più che facoltoso fondatore, ma anche per la qualità dei propri prodotti e per un’offerta che, come riporta il portale ‘Rate beer’, comprende dieci referenze brassicole.

Una storia di birra evidentemente iniziata da presupposti finanziari opposti rispetto a quelli dai quali è partito Fritz Maurer nella sua avventura in Bhutan. Due percorsi che però sono accomunati da un medesimo aspetto: quello di aver avviato la propria attività in territori dove non vi era alcuna produzione brassicola.

L’esatto contrario di due Paesi quali la Gran Bretagna e la Repubblica Ceca dove approderà il viaggio nelle prossime settimane: qui, come noto, la birra fa parte della cultura e delle tradizioni locali da sempre e l’ampissimo palcoscenico brassicolo offre un’infinità di storie da raccontare.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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