Il tour, questa settimana, torna nel centro del continente asiatico e approda in Turkmenistan, un territorio che, per quanto riguarda la birra, presenta una storia molto diversa rispetto a quella di altri Stati della stessa macroarea del pianeta come l’India: nel secondo infatti le moderne produzioni birrarie sono state introdotte dagli inglesi che hanno colonizzato la penisola per due secoli.
L’ex Repubblica socialista sovietica invece non è mai stata colonizzata dalle diverse popolazioni europee con un’importante cultura brassicola come quella britannica: questo è uno dei motivi per i quali il settore è assai poco sviluppato e non si sono estesi gli interessi delle multinazionali birrarie i cui prodotti vengono solo importati, per di più in maniera limitata a causa delle stringenti norme governative in merito.
Lo sviluppo del mercato interno della birra è infatti ulteriormente frenato dal fatto che il Paese, a partire dal 1991, anno dell’indipendenza dall’ex Unione Sovietica, di nome, è una Repubblica presidenziale ma, di fatto, è una dittatura che controlla capillarmente tutti gli aspetti della vita economica.
Una situazione complicata per l’ampliamento del settore, ma i dati dimostrano come nonostante questo anche qui la bevanda sia sempre più apprezzata: le statistiche infatti riportano che in Turkmenistan, negli ultimi cinque anni, i consumi sono cresciuti dell’11% annuo e si stima che il trend resterà invariato fino al 2028.
Tale il motivo per il quale anche qui esistono cinque piccoli birrifici artigianali (fonte: ‘Rate beer’) frutto dell’intraprendenza di giovani imprenditori locali che sono riusciti a far nascere un piccolo mercato brassicolo anche in una delle nazioni più chiuse del pianeta.
La bevanda brassata prodotta secondo i canoni moderni maggiormente apprezzata nel Paese è la ‘Berk 1’ del birrificio ‘Ýaslyk Piwo Zawody’ fondato nel 2004 e ubicato a Jashlyk, un piccolo centro industriale che sorge a pochi chilometri di distanza dalla capitale turkmena Ashgabat.
La bevanda in questione, come riportano le testimonianze reperibili sul web, è una lager d’spirazione tedesca con una gradazione alcolica del 4%. Si presenta con una sottile schiuma che evapora rapidamente e di color giallo chiaro: l’aroma invece mette in risalto note erbacee e la dolcezza del malto.
La seconda birra locale più diffusa in termini di consumi è invece la ‘Zip’ prodotta dal birrificio ‘Pivzavod Biyat’ a partire dal 2006: si tratta di una pilsner realizzata sempre nel solco della tradizione teutonica. La bevanda si presenta di color giallo dorato con un’abbondante schiuma: grano, mais e luppolo sono gli elementi che compongono il profilo aromatico.

Come visto quindi, nonostante le mille difficoltà date dalla situazione politica e dalle precarie condizioni economiche della popolazione in generale, anche qui esiste un piccolo mercato birrario: cosa vi è alla base di questa grande passione per la birra? La bevanda tradizionale a base di latte, ancora molto diffusa in questo territorio, che è, a tutti gli effetti, un’antenata dei moderni prodotti brassicoli.
Questa viene realizzata utilizzando uno dei prodotti della pastorizia (l’attività maggiormente praticata al di fuori dei centri urbani), ovvero il latte di giumenta: la bevanda, antica di millenni (circa 4500 anni), viene menzionata ne ‘Il Milione’, il resoconto dei viaggi in Asia, effettuati fra il 1271 ed il 1295, del celebre viaggiatore e scrittore veneziano Marco Polo.
Si chiama ‘kumis’ e, per via del sapore acidulo e della gradazione alcolica, è da tutti considerata una vera e propria birra di latte che, non pastorizzata, viene lasciata fermentare a lungo (alcuni giorni): per le proprietà del prodotto finale derivanti da questo processo, viene consumata soprattutto prima dei pasti per favorire la digestione.
La tradizione vuole che venga preparata all’interno di contenitori in pelle di cavallo posti in cima alle tradizionali yurte, le tende-abitazione tipiche delle steppe del Turkmenistan: nella maggior parte dei casi oggi però, per produrlo, si utilizzano botti di plastica o di legno.
La bevanda, realizzata anche con latte di cammello, viene apprezzata per il suo sapore unico e i valori nutrizionali e, inoltre, deve essere servita fredda in coppette o piccole ciotole senza manico dette ‘piyala’: si tratta di uno degli alcolici più antichi del mondo non ottenuti dalla fermentazione di vegetali.

La fermentazione del kumis, tecnicamente, assomiglia a quella del vino in quanto si tratta di una lievitazione zuccherina dato che viene preparato lasciando fermentare per diversi giorni il latte di giumenta non pastorizzato: questo viene mescolato o sbattuto occasionalmente finché non inizia a creare delle bolle. In seguito, alla fine del processo, i lieviti e i lattobacilli trasformano il latte in un liquido leggermente acido e alcolico.
Una bevanda tradizionale ancora oggi molto diffusa in tutto il Turkmenistan che fa da sfondo alle piccole produzioni birrarie artigianali locali. Kumis per il quale, secondo le fonti, si può parafrasare una delle frasi più diffuse in queste terre: ‘il buon cibo è il balsamo dell’anima’, esattamente come una buona birra.




