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Green Pass in sala stampa e bar di Montecitorio, ma non in aula. Perché?

“Senza il Green Pass non potevo fare nulla, nemmeno lavorare. E se non lavoro, non guadagno. Non avevo scelta. Ecco perché mi sono vaccinato”. Chi parla è il celebre barman e naso Oscar Quagliarini, ma le voci come la sua sono tantissime

Oggi calpestiamo il diritto al lavoro (e alla libertà di informazione, nei casi affini al mio) in nome della salute pubblica. Ma non estendiamo l’obbligo di certificazione per usare i mezzi pubblici ed entrare nei negozi. Quindi, di fatto una parte della popolazione è obbligata a vaccinarsi. E non sono i più deboli. Inoltre, lo Stato non si assume la responsabilità di tale imposizione e dei -minimi- rischi che corre chi si vaccina. Ma è costituzionale?

Green Pass in conferenza stampa, non al supermercato. Green Pass nel bar di Montecitorio, non in aula. Perché queste differenze?

Sono le contraddizioni del nostro Paese.
Potrei continuare all’infinito…
Green Pass obbligatorio per sedersi al chiuso nei locali, ma non per usare metro, bus e tram.

green pass piazza Sant'Ambrogio
Queen’s Bar in piazza Sant’Ambrogio, Milano. Foto di Nicole Cavazzuti

Ora, oggi molti sperano che con la vaccinazione di massa eviteremo nuove chiusure a ottobre. Uno scenario possibile, ma solo a patto che anche la terza età sia persuasa a vaccinarsi. Per ora gli anziani reticenti restano reticenti. E non mi stupisco. Non hanno motivo del resto per vaccinarsi se già non lo hanno fatto…

green pass Questo Green Pass, così come è stato impostato, è assurdo. Illogico. Pericoloso. I più deboli non sono spronati a vaccinarsi dalle imposizioni legate a questa certificazione verde. Rischiamo una nuova cocente disillusione. Rischiamo ancora la chiusura anticipata.

Ultima riflessione. Da 18 mesi stiamo sacrificando soprattutto i più giovani. Vi pare sensato?
Dati alla mano, ben il 65% dei ragazzi lombardi tra i 12 e i 20 anni si è vaccinato con almeno una dose. Adesso per lo meno non potremo parlare più di rischio movida. Giusto?

 

Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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