Il lavoro in montagna non c’è, soprattutto in Appennino, dove mancano le grandi attrazioni turistiche alpine, e la montagna si spopola.
Questo è quello che si dice da anni ed è sicuramente una grande verità, ciò non toglie che ci possano essere anche delle virtuose eccezioni, è il caso di Emanuela Mansanti, originaria dell’Appennino Parmense di Monchio delle Corti e, dopo le nozze, residente a Bosco di Corniglio, una valle di fianco.
Che cosa si è inventata Emanuela per darsi un lavoro in montagna? Ce lo racconta lei stessa.

“Con mio marito abbiamo vissuto per un po’ a Parma, ma ci piaceva la montagna, dove siamo nati; mio marito è originario di Bosco di Corniglio e voleva tornarci, e ci piaceva l’idea di tenere i cavalli e questo in città non era proprio possibile. Dunque a un certo punto della nostra vita abbiamo deciso di tornare a vivere su. Mio marito ha proseguito con il suo lavoro legato alla produzione di macchine per l’industria alimentare e io… ecco io mi sono dovuta inventare un lavoro”.
E così, 11 anni fa Emanuela e il marito hanno impiantato una piccola coltivazione di frutti di bosco (ribes di vario colore, fragole, more, lamponi e mirtilli) e hanno iniziato a costruire il laboratorio per la trasformazione della frutta fresca.
“In questa fase l’esperienza e la professionalità di mio marito sono state fondamentali – prosegue Emanuela – in sostanza mi ha costruito una piccola macchina per cuocere sottovuoto a bassa temperatura (75 gradi) e conservare al meglio sapori e virtù della frutta.

“E così dal 2014, dopo anni di burocrazie, sono partita con il laboratorio, producendo le marmellate dei miei frutti ma non solo, anche di susine e frutti spontanei come bacche di rosa canina e frutti di sambuco che unisco spesso ad altri frutti, quest’ultima una sperimentazione di successo di quest’anno.”
“Certo essendo da sola è necessario un po’ ottimizzare il lavoro, ho due momenti stagionali ben distinti: l’estate in cui curo il frutteto, raccolgo e surgelo e l’inverno in cui a partire dai miei surgelati realizzo le marmellate. Poi visto che l’attrezzatura è molto valida, lavoro anche per terzi, ma in realtà per ora per pochi e piccoli clienti. Essendo sola non sono in grado di fare i mercatini, e tutta la mia produzione (parliamo di circa 10000 barattoli all’anno) viene quindi venduta a negozi e a privati che mi conoscono e vengono a comprare, e mi resta così anche tempo da dedicare alla famiglia nel week end”.




