Produzione d’olio d’oliva italiano quasi dimezzata in poco più di dieci anni, questo è il triste quadro che una recente ricerca Nomisma rivela.
I numeri sono stati divulgati nei giorni scorsi in occasione della presentazione dei risultati dell’accordo di filiera tra Confagricoltura e l’azienda Carapelli.
Sul tema il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha detto “Oggi, dopo cinque anni, a valle di un lavoro intenso di scambio e di confronto, possiamo affermare con soddisfazione che l’intesa con Carapelli Firenze è un’esperienza di successo. Adesso ci auguriamo che l’accordo di filiera, garantendo stabilità di reddito e certezze ai produttori, possa essere anche il viatico per spingerli a investire di più in olivicoltura».
Le aziende olivicole italiane sono ancora un gran numero, quasi il doppio di quelle che coltivano altri alberi da frutto (meli o peri per esempio) nel nostro paese; ma il declino pare inarrestabile, qual è il motivo? Sicuramente – secondo Dennis Pantini di Nomisma – è il calo degli investimenti: è un’agricoltura che non si rinnova, a fronte di una concorrenza estera spietata, che vede le superfici a oliveto crescere a dismisura, e di conseguenza anche la produzione.
Basti dire che in 10 anni (2011-2021) in Cile, così come in Argentina, le superfici coltivate sono aumentate circa del 40%, crescita in doppia cifra anche per paesi più vicini a noi quali Marocco, Turchia e Portogallo, persino la Spagna, nostro competitor diretto e leader produttivo mondiale, ha fatto segnare un +5,4%. Tutto questo mentre in Italia si verificava un calo del 3,5%.
“In queste condizioni, tra non molti anni, l’Italia resterà un player marginale e verrà superata da nuovi e vecchi protagonisti del settore oleario” osserva Dennis Pantini.
La via d’uscita da questo viale del tramonto, secondo gli addetti ai lavori, è quella degli accordi di filiera appunto, ideali per commercializzare il prodotto e garantire giusta remunerazione ai produttori, sempre più in difficoltà tra costi di energia e manodopera e difficoltà ambientali e climatiche