Continuando la carrellata dei piatti tipici della tradizione culinaria italiana, esaurite probabilmente le più grandi specialità di livello nazionale, affrontiamo ora alcuni piatti forse un po’ meno conosciuti perché più tipici e originari di alcune regioni specifiche, partiamo dalla pasta “cacio e pepe”, che pure in realtà negli ultimi anni è diventata un vero e proprio piatto simbolo della cucina italiana proposto anche all’estero.
Il segreto del suo successo? Oltre al gusto sicuramente anche una certa sua semplicità di preparazione, quantomeno per il limitato numero di ingredienti che devono però ovviamente essere tutti di ottima qualità e mescolati con sapienza.
Si tratta di un piatto di cucina popolare laziale, che affonda le sue radici nell’epoca in cui nel Lazio erano numerosi i pastori che, nel loro peregrinare, dovevano portarsi dietro ingredienti facilmente conservabili quali appunto spaghetti, cacio (oggi Pecorino domano Dop) e pepe, spezia che oltre ad essere saporita è anche ottima per la conservazione dei cibi.
E così iniziò a diffondersi, la leggenda narra che gli osti la servissero più asciutta possibile per indurre i loro clienti a ordinare più vino; forse però a volte non era una scelta, quella di farla asciutta, ma un piccolo errore; la difficoltà del piatto è infatti la crema che deve essere realizzata con abilità e con una certa dose di pratica per evitare che asciughi troppo velocemente o che si formino grumi. Fondamentale è poi mangiare la pasta calda, perché il formaggio raffreddandosi tende anch’esso a rendere il piatto piuttosto colloso, proprio come lo desideravano gli osti. Fondamentale per stare nella ricetta originale evitare l’utilizzo di olio, ma ancor più burro o panna, per dar volume alla cremina.
Per quanto riguarda i formati di pasta tipici, oltre agli spaghetti della tradizione, negli anni sono diventate molto comuni le versioni con rigatoni e tonnarelli, con la pasta all’uovo e ultimamente anche con gli spaghetti alla chitarra e i tagliolini.