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Pompia: l’agrume raro della Sardegna che incanta il palato e racconta la storia di un territorio

Un frutto antico e misterioso che profuma di Sardegna

La pompia è molto più di un semplice agrume. È un simbolo identitario della Sardegna, un tesoro botanico raro che racchiude secoli di storia, cultura e sapori intensi. Coltivata quasi esclusivamente nei territori del nord-est dell’isola, in particolare a Siniscola e in alcune zone limitrofe della Baronia, la pompia è un frutto dalle caratteristiche uniche, difficile da trovare altrove e ancora oggi oggetto di studio e tutela.

Con la sua scorza rugosa, il profumo penetrante e il gusto inconfondibile, la pompia è protagonista di dolci tradizionali, liquori artigianali e ricette moderne che ne esaltano la versatilità. Oggi vi raccontiamo tutto su questo agrume straordinario: dalle sue origini al suo utilizzo in cucina, passando per la sua valorizzazione come presidio Slow Food.

Le origini misteriose

La storia della pompia è avvolta dal mistero. Alcuni studiosi ipotizzano che si tratti di una varietà di Citrus medica, altri di un ibrido naturale tra il cedro e il limone. Quel che è certo è che la pianta cresce solo in Sardegna, in un’area estremamente ristretta che rende questo frutto ancora più prezioso. Documenti storici risalenti al XVIII secolo fanno già riferimento alla coltivazione della pompia a Siniscola, dove veniva usata nei riti religiosi, nelle cerimonie nuziali e nella preparazione di dolci locali.

Il suo nome, secondo alcuni, deriverebbe dal latino pomum, che significa frutto. La pianta, robusta e resistente al vento, è ben adattata al clima mediterraneo e si distingue per le sue grandi foglie e i frutti voluminosi, che possono superare il mezzo chilo di peso.

Caratteristiche botaniche e organolettiche

La pompia ha una scorza molto spessa, rugosa e di colore giallo intenso. All’interno, la polpa è poco succosa e piuttosto acida, ma è proprio nella scorza che si concentra la maggior parte degli oli essenziali e degli aromi. Per questo motivo, la pompia non viene consumata fresca come un’arancia o un limone, ma viene lavorata per la preparazione di confetture, canditi, liquori e dolci tipici. L’aroma della scorza è inconfondibile: agrumato, intenso, leggermente amarognolo, con note resinose e balsamiche. Un profumo che, una volta sentito, non si dimentica.

Un presidio Slow Food da proteggere

Nel 2004 la pompia è stata inserita tra i Presìdi Slow Food, un riconoscimento che ha contribuito in modo significativo alla sua tutela e alla valorizzazione delle produzioni locali. Grazie a questo progetto, sono stati censiti i produttori storici dell’area di Siniscola e incentivata la coltivazione di nuovi esemplari per salvare questa varietà dall’estinzione. Il Presidio promuove metodi di coltivazione sostenibili e naturali, lavorazioni artigianali e filiere corte che garantiscono tracciabilità e qualità. L’obiettivo è far conoscere la pompia anche fuori dai confini dell’isola e restituirle il ruolo che merita nella cultura enogastronomica italiana.

L’importanza della pompia nella cucina tradizionale sarda

Uno dei dolci più iconici legati alla pompia è sa Pompia intrea, una preparazione antichissima in cui il frutto viene candito interamente e poi immerso nel miele locale. Questo dessert ricco e profumato veniva tradizionalmente preparato per le grandi occasioni, come matrimoni e festività religiose. Altri utilizzi includono le marmellate di pompia, particolarmente apprezzate per il loro gusto deciso, ideale per accompagnare formaggi stagionati, e i liquori artigianali, spesso realizzati in piccole quantità dai produttori locali. La buccia essiccata può essere anche utilizzata come spezia per insaporire piatti salati, come arrosti e secondi di pesce, regalando una nota aromatica originale e sorprendente.

Pompia e mixology: un ingrediente gourmet per i bartender

Negli ultimi anni, la pompia è stata riscoperta anche nel mondo della mixology. Il suo profilo aromatico complesso e la sua acidità naturale la rendono perfetta per la creazione di cocktail originali. Alcuni bartender sardi hanno iniziato a sperimentare l’utilizzo della scorza di pompia candita come garnish o a creare shrub, cordial e sciroppi a base di pompia da abbinare a gin, rum e vermut. Il risultato sono drink eleganti, profumati, con un tocco autenticamente isolano che affascina anche il pubblico internazionale. Grazie alla sua versatilità, la pompia è entrata a far parte della lista di ingredienti di molti cocktail bar di fascia alta in Sardegna e in Italia.

Coltivazione e raccolta: un frutto che richiede cura e passione

Coltivare la pompia non è semplice. La pianta impiega diversi anni per entrare in produzione e necessita di cure costanti. I frutti vengono raccolti a mano, generalmente tra novembre e gennaio, quando raggiungono la piena maturazione. Ogni produttore segue un proprio metodo, spesso tramandato da generazioni, che prevede fasi precise per la lavorazione della scorza e per la conservazione del prodotto. Il numero limitato di piante e la lavorazione artigianale rendono la pompia un frutto raro, il cui valore non è solo economico, ma anche culturale e simbolico.

Turismo del gusto e promozione territoriale

Negli ultimi anni la pompia è diventata anche un motore di sviluppo turistico. Il Comune di Siniscola ha avviato progetti per promuovere il turismo enogastronomico legato alla pompia, con eventi, degustazioni, laboratori e visite guidate nei frutteti. La festa della pompia, che si tiene ogni anno in primavera, è un’occasione per assaggiare i prodotti tipici e conoscere i produttori locali. Sempre più viaggiatori curiosi scelgono la Sardegna non solo per il mare, ma anche per scoprire le sue eccellenze agricole e gastronomiche, tra cui spicca proprio la pompia.

Curiosità: la benedizione papale di Pio VI

Una delle leggende più affascinanti legate alla pompia è quella che racconta della sua benedizione da parte di Papa Pio VI nel XVIII secolo. Si narra che durante una visita diplomatica, il Pontefice assaggiò un dolce a base di pompia e ne rimase talmente colpito da benedire pubblicamente il frutto. Questo gesto fu interpretato come un riconoscimento ufficiale della bontà e della sacralità della pompia, che da allora venne considerata un frutto “benedetto”, destinato a impreziosire le tavole delle occasioni speciali.

Un futuro tutto da scrivere

Oggi la pompia vive una seconda giovinezza. Grazie al lavoro dei produttori, delle istituzioni locali e di realtà come Slow Food, questo frutto sta conquistando un nuovo pubblico. È protagonista di sperimentazioni culinarie, inserita in menù gourmet, oggetto di studi agronomici e parte integrante della narrazione territoriale. La speranza è che la pompia diventi non solo simbolo di biodiversità da salvaguardare, ma anche strumento di sviluppo sostenibile per una comunità che ha scelto di credere nel valore della propria identità agricola. Un frutto antico che oggi parla la lingua del futuro, tra tradizione e innovazione.

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Giulia Moretti
Giulia Moretti
Chef e scrittrice con una grande passione per il cibo e tutto ciò che ruota attorno alla cucina. Racconto storie di ristoranti e hotel, di chef e bartender che trasformano il loro lavoro in arte. Amo condividere curiosità gastronomiche, ricette creative e consigli utili per chi vive o lavora nel mondo del food. Credo che il cibo sia un linguaggio universale, e io sono qui per narrarlo con semplicità e passione.

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