HomeEditorialeL'assenza del personale? Colpa di stipendi bassi e per metà in nero

L’assenza del personale? Colpa di stipendi bassi e per metà in nero

Ok. Riparliamone, della mancanza di personale nel mondo dell’ospitalità italiana. Ma, questa volta, la parola va ai dipendenti.

Già, perché ad ascoltare i titolari di locali e hotel, se vogliamo essere onesti, non emerge mai il vero grande enorme problema del settore.
Che è tutto legato ai compensi: dalle retribuzioni alle modalità di pagamento del personale.
personale In estrema sintesi. Con poche eccezioni, che non cambiano gli equilibri del sistema, ci sono due motivi per cui manca il personale nel settore ospitalità.
Uno, non si guadagna abbastanza.
Due, metà dello stipendio è in nero.
Così, c’è chi si è sentito proporre uno stipendio di 1.600 euro per fare il bar manager in un bar celeberrimo di Venezia.
C’è chi lavora in hotel a 5 stelle lusso e non arriva a 2.500 euro netti.
E ci sono poi tanti professionisti bar manager della notte, che guadagnano 2000 euro al mese, di cui mille però sono in nero.
Un sistema viziato che per anni è stato sopportato e accettato perché alla fine ci si guadagnava tutti.
Eccoci al punto: il lockdown e il lungo coprifuoco dovuti alla pandemia di Covid non solo hanno permesso di assaporare un altro stile di vita quotidiano.
No. Hanno fatto molto di più: hanno messo in luce i limiti di un sistema di retribuzione che non protegge il lavoratore. E se la pensione è qualcosa di lontano che a 30, 40 o 50 anni si può anche -a volte- sottovalutare, il problema non si può più rimandare quando a fine mese lo Stato ti riconosce 600 euro e con quelli devi vivere.
Badate che sto parlando di manager.

Non di personale di sala o di bartender alle prime armi.

Nicole Cavazzuti
Nicole Cavazzuti
Mixology Expert è giornalista freelance, docente e consulente per aziende e locali. Ha iniziato la sua carriera con il mensile Bargiornale e, seppur con qualche variazione sul tema, si è sempre occupata di bar, spirits e cocktail. Oggi scrive di mixology e affini su VanityFair.it e Il Messaggero.it. Chiamata spesso come giudice di concorsi di bartending, ha ideato e condotto il primo master di Spirits and Drinks Communication. Da novembre 2019 è la responsabile della sezione bere miscelato del nostro ApeTime Magazine. Per 15 anni è stata la prima firma in ambito mixology del mensile Mixer, organo di stampa della FIPE, per il quale ha ideato diverse rubriche, tra cui il tg dell'ospitalità (Weekly Tv) e History Cocktail, ancora attive e oggi in mano agli ex colleghi di redazione.

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