HomeBirraPumkin Ale: la storia delle birre alla zucca

Pumkin Ale: la storia delle birre alla zucca

Che cosa sono le Pumkin Ale, o birre alla zucca, nate in America?

In numerosi articoli abbiamo sottolineato la grande creatività dell’attuale generazione di mastri birrai di tutto il mondo: questi, con la loro arte, creano prodotti brassati sempre più originali e sorprendenti e lo fanno utilizzando anche le materie prime che reperiscono nel territorio dove svolgono la propria attività.

La continua ricerca di nuovi aromi e sapori per le birre porta i produttori ad utilizzare un ventaglio sempre più ampio anche di frutti della terra: questo induce molti appassionati dell’antica bevanda a pensare che quelle alla zucca (in inglese ‘pumkin ale’), per esempio, siano un’invenzione recente, ma non è così.

Queste infatti sono uno dei pochi stili storici degli Stati Uniti e il primo documento che ne attesta l’esistenza risale al 1771, quando l’American Philosophical Society di Filadelfia pubblicò la ricetta per creare una ‘Pompion Ale’ (nome arcaico delle birre alla zucca).

Molto probabilmente però, secondo gli storici, l’impiego di questo ingrediente nella produzione brassicola americana è anteriore a quella data e si è diffuso durante la prima fase della colonizzazione del continente ovvero quando gli immigrati provenienti dall’Europa cercarono di produrre birra con le materie prime a loro disposizione.

Il malto d’orzo (fondamentale nell’arte birraria) infatti arrivava solo saltuariamente dall’Europa per le ovvie difficoltà logistiche dell’epoca: per questo  motivo i primi birrai americani cercarono di sostituire l’ingrediente con alcune materie prime coltivate in America settentrionale quali il granoturco, alcune tipologie di mele e, ovviamente, le zucche. Le cucurbitacee si rivelarono particolarmente adatte allo scopo grazie alla presenza di una grande quantità di zuccheri fermentabili.

Pumkin Ale, birre alla zucca

Le prime Pumpkin Ale erano quindi prodotte senza malto d’orzo (o con quantità minime) e spesso prevedevano non solo l’aggiunta di zucche ma anche di altri ingredienti come frutta e alcuni cereali: con il tempo la percentuale di malto d’orzo presente nella ricetta è cresciuta fino a quando queste birre non hanno assunto le caratteristiche oggi tipiche di questa tipologia brassicola.

In realtà, tra il primo periodo di diffusione delle Pumpkin Ale e la loro attuale presenza sul mercato, vi è stata una fase di oblio di questo stile birrario, che è durata più di un secolo: con l’intensificazione degli scambi commerciali e la crescente disponibilità di malto d’orzo in America, vennero meno i presupposti per l’esistenza di tali birre e la tipologia scomparve quasi del tutto.

Fu riscoperta solo a partire dagli anni ’80 del XX secolo, quando negli Stati Uniti stava esplodendo il fenomeno della birra artigianale, ovvero la ‘craft beer revolution’: molti birrifici infatti cominciarono a riproporre sul mercato questa tipologia che affondava le sue radici nella storia della Nazione, resuscitando quindi uno stile che era andato praticamente perduto.

Facile immaginare che questa operazione di recupero sia stata agevolata dalle potenzialità commerciali delle Pumpkin Ale nel periodo di Halloween, dato che in effetti le loro vendite, negli Stati Uniti (dove, come noto, questa festa è realmente sentita), tendono a impennarsi proprio in concomitanza con la ricorrenza autunnale che trova nelle zucche intagliate uno dei propri simboli.

Per quanto riguarda invece le caratteristiche intrinseche del prodotto, non si può definirlo uno stile birrario in senso stretto, ma piuttosto una ‘qualità’ associabile a determinate birre: in altre parole, l’impiego della zucca può avvenire partendo da stili brassicoli assai diversi tra loro.

Tradizionalmente, quella di riferimento, è la categoria delle amber ale, ma il frutto può essere tranquillamente aggiunto alle stout e alle porter, oppure alle tipologie di stampo belga e persino alle basse fermentazioni tipiche dell’Europa centrale quali le lager tedesche o le pils boeme.

La presenza della zucca ha chiaramente delle ripercussioni a livello organolettico ed i parametri che entrano in gioco sono diversi: la fase della produzione in cui viene aggiunto l’ingrediente, la varietà di cucurbitacee utilizzate ed il modo in cui vengono trattate prima di essere inserite nel processo produttivo.

La zucca, in generale, è in grado sia di esaltare la secchezza della birra sia di lasciare un leggero aroma zuccherino ad ogni sorso. In base all’interpretazione del birraio, inoltre, il contributo di questo particolare ingrediente può tradursi in una netta caratterizzazione del profilo aromatico o in delicate sfumature che vanno a integrarsi con i sapori apportati dagli altri elementi.

Pumkin Ale, birre alla zucca

Va infine sottolineato che diverse birre alla zucca s’ispirano alle Pumpkin Pie, ovvero le torte tipiche della tradizione statunitense: per questo motivo, alcune ricette per produrre bevande brassate a base di cucurbitacee, prevedono l’aggiunta di spezie quali la cannella, la noce moscata e lo zenzero.

Ricapitolando, nonostante sia stato riscoperto in tempi relativamente recenti, l’impiego della zucca nella produzione brassicola è una consuetudine secolare negli Stati Uniti e non una delle ultime invenzioni dei mastri birrai americani: per questo motivo rappresenta un pezzo di storia e di cultura dell’arte birraria d’oltreoceano.

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