Remo Onesto è un bartender vecchia scuola, dallo stile classico ed elegante e con una notevole capacità di entrare in empatia con gli ospiti. Un gran professionista.
Membro Aibes, da poco maitre al DV Chalet di Madonna di Campiglio, ha oltre 30 anni di esperienza alle spalle. Quando ha iniziato non esisteva internet ed era difficile reperire libri sull’argomento bere miscelato.
Non stupisce che scuota la testa quando gli chiedo che cosa pensi dei social media. “Non mi interessano. Ho un profilo su Facebook ma lo apro di rado e quando capita non guardo mai i post dei gruppi di settore. Molti sono del tutto autoreferenziali e inutili.
Ho poco tempo libero e preferisco trascorrerlo dedicandomi ai miei hobby e allo studio. Il nostro mondo è immenso, non si smette mai di imparare”, spiega Remo Onesto.
“Mi sono innamorato di questo mestiere fin dai tempi dell’istituto alberghiero”, ricorda poi Remo Onesto. E nella sua voce si percepisce una forte emozione.
Il drink che più gli piace proporre è il suo Campari Shakerato a modo mio. Un twist che prevede due gocce di bitter di cardamomo, una spruzzata di Nonino Ginger Spirit e due bucce di arancia agitate e polverizzate nello shaker.
“È un drink classico che andava molto in voga negli anni 70, ma che oggi in pochi sanno fare come si deve”, spiega Remo Onesto. “Nella mia versione il cocktail acquisisce un colore più brillante e un sapore più agrumato”. Lo abbiamo assaggiato. Merita!
Padre putativo di Remo Onesto è stato Giorgio Fadda, oggi presidente Iba, suo insegnante di corso in Aibes.
“A lui devo molto. Ovvero, non solo la preparazione tecnica, ma anche l’approccio al mestiere. Fare il barman ė il lavoro più bello del mondo, soprattutto se viene valorizzato anche il lato umano del bartender. Anni fa sono stato tentato di cercare lavoro in qualche hotel prestigioso a Venezia. Mi affascinava l’idea di servire una clientela di vip internazionali in situazioni estremamente lussuose”, ricorda.
“Se non lo feci fu per Giorgio (Fadda). Mi sconsigliò di andare a Venezia perché là sarei stato un professionista anonimo, un barman come gli altri, mentre qui in Trentino ero ormai un punto di riferimento per i clienti che già allora mi conoscevano personalmente e mi chiamavano per nome”.
Non si è pentito, anzi. “Adoro il mio lavoro come il primo giorno. Sarà per questo che riesco a farmi ancora 16 ore tirate al giorno nei mesi di alta stagione”, afferma.