Se l’Italia ha inventato l’aperitivo, gli Stati Uniti hanno inventato l’happy hour.
Happy Hour, ovvero l’ “ora felice” in cui brindare dopo le fatiche di un’intera giornata, dove bar e locali offrono sconti su cocktail e bevande.
Vi siete mai chiesti come è nata questa tradizione?
Bisogna andare indietro nel tempo, all’inizio del 1900. Si narra infatti che la parola “happy hour” fosse usata nelle navi della marina militare degli Stati Uniti d’America.
Era usata per descrivere il periodo di “ricreazione” per i marinai a bordo. Si cantava, e si suonava e se le suonavano di santa ragione.
Erano infatti praticate attività come la boxe e la lotta a mani nude, per scaricare lo stress della giornata di lavoro.
Ma è con il proibizionismo in America, dal 1920 al 1933, che la parola viene associata all’alcool.
In particolare, ciò avviene nei club dove l’ora felice era quella per ritrovarsi con un bicchiere in mano, al riparo dai divieti di consumare bevande alcoliche.
Negli anni sessanta l’ “happy hour” è diventata una fortunata pratica commerciale.
I bar hanno cominciato a far scendere i prezzi degli alcolici, nella fascia oraria che andava dalle 16 alle 18. Alcuni locali scelsero invece di diminuire i prezzi, aumentando le dosi dei drink, allo stesso costo).
Ma ci sono anche stati paesi in cui è stata vietata questa pratica.
Lo stato del Massachussets è stato il primo a vietare l’Happy Hour nel 1984, cioè a impedire ai bar di praticare sconti in determinate fasce orarie.
Altri stati hanno seguito questo divieto. Tra i primi ricordiamo lo Utah e la Pennsylvania. Anche l’Irlanda ha vietato ai club e alle discoteche di praticare sconti dopo la mezzanotte.
Probabilmente in Italia non si conosce la reale origine del termine. Ma la cosa importante è che tale pratica sia diventata anche per noi una consuetudine.